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Pranzo sociale dell'AVO, un "grazie" a tutti i volontari In evidenza

L'appello per campagne più incisive per raccogliere nuove adesioni.

Nella giornata di sabato 14 dicembre 2024 presso il ristorante Luna Blu, situato alla Spezia in Via Fontevivo e gestito dai ragazzi con sindrome autistica della fondazione AUT-AUT, l'associazione Volontari Ospedalieri OdV della Spezia (AVO) ha organizzato un pranzo sociale.
A questo evento hanno partecipato i volontari dell'AVO con alcuni familiari.
L'associazione ha avuto la gradita partecipazione del Presidente Nazionale FEDERAVO Dott. Francesco COLOMBO e dell'Assessore del Comune della Spezia On. Manuela GAGLIARDI. Gli stessi hanno espresso i loro saluti e ringraziamenti ai volontari per la loro opera nelle strutture della provincia.

Il personale volontario dell'AVO La Spezia è presente presso l'Ospedale Sant'Andrea nei reparti di Chirurgia, Neurologia, Medicina oltre al Centro Antidiabetico in Via XXIV Maggio e presso il Centro Rianìbilitativo Don Gnocchi. L'AVO è anche presente presso la struttura Villa Serena di Arcola per espletare al meglio quelle che sono le azioni fondanti della Associazione e cioè il dialogo e l'ascolto.

Durante l'incontro è stato sottolineato come il volontariato avrebbe bisogno di campagne locali, regionali e nazionali più incisive per trovare nuove adesioni in quanto il volontariato è una struttura portante dell'intera comunità e soprattutto nel mondo variegato dei deboli, degli anziani e delle persone diversamenti abili.


COME E’ NATA L’AVO

Era un pomeriggio dell’estate del 1975. E. Longhini, primario a Sesto S. Giovanni, era stato chiamato per un consulto a Milano. Passando in una corsia sentì un gemito: una donna, accasciata in un letto, invocava “Acqua, acqua, ho tanta sete…”. Si guardò attorno. Le altre ricoverate riposavano, una ragazza in camice bianco puliva il pavimento. “Scusi, non sente che quella signora sta chiamando?” “Non tocca a me, non sono un’infermiera, sono solo un’inserviente” e riprese a pulire.
Longhini suonò il campanello, attese l’arrivo dell’infermiera e si recò all’appuntamento, ma il piccolo episodio l’aveva lasciato sconcertato.
“non tocca a me…non tocca a me…” L’inserviente aveva formalmente ragione, medici e infermieri erano occupati altrove, le altre malate avevano le loro preoccupazioni, ma quella donna aveva un sia pur piccolo problema e nessuno se ne faceva carico.
“Non tocca a me… e allora a chi tocca?” e non trovava una risposta a quella semplice domanda.
Tornato a casa, raccontò l’episodio alla moglie e a un piccolo gruppo di amici. La discussione fu lunga, ma alla fine scoprirono che la risposta non poteva che essere una:”A ciascuno di noi, a ogni cittadino, perché chiunque dovrebbe sentire il dovere di partecipare in prima persona al miglior funzionamento del bene comune, non accontentandosi di delegare.
Fu proprio quella sera che prese l’avvio l’idea di creare un’organizzazione di volontariato ospedaliero.

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