Al giorno d’oggi, sono sempre di più le persone che decidono di integrare la propria pensione con fondi di accumulo dedicati. Questo perché il reddito può essere insufficiente a garantire uno stile di vita adeguato oppure, addirittura, non si è giunti alla soglia necessaria di versamento dei contributi per ricevere il minimo. Per quanto concerne la tassazione fondi pensione, le agevolazioni sono molteplici e vanno dalla deducibilità in fase di dichiarazione dei redditi a tasse relativamente basse sia in fase di accumulo che in fase di erogazione. La dichiarazione dei redditi che viene fatta ogni anno per legge, infatti, non include le cifre che siano state versate ai fini della pensione integrativa fino a circa 5 mila euro, per cui la somma dichiarata risulterà inferiore con conseguente riduzione delle imposte da corrispondere.
La pensione stessa, quando sarà erogata, presenterà aliquote più basse rispetto alle tassazioni su quella canonica e non si terrà conto, ovviamente, delle imposte già versate durante la fase di versamento. Come qualsiasi altro reddito, anche la pensione è inserita in diversi scaglioni secondo i quali le tasse sono proporzionali alle entrate. Nello specifico, le trattenute ordinarie oscillano tra il 20% fino a oltre il 40% se l’imponibile annuo risulta molto alto. Una pensione integrativa prevede aliquote che non superano il 15% del reddito, con un risparmio notevole che può persino aumentare con il passare degli anni di svariati punti percentuali.
Ma la convenienza in fatto di previdenza integrativa non si limita a questo e può estendersi anche al periodo che precede l’erogazione. Oltre a non prevedere in parte una tassazione in fase di accumulo, come visto, presenta ulteriori benefici qualora venga inserita in un programma d’investimento sui mercati finanziari: se l’aliquota applicata sui normali conti correnti è pari al 26%, per gli investimenti essa scende al 20% e addirittura al 12,5% se si tratta di Titoli di Stato.
Come per la pensione regolare, anche per quella integrativa bisogna raggiungere determinati parametri: con almeno 20 anni di versamento contributivo alla pubblica previdenza, ad esempio, è possibile ricevere il fondo integrativo in anticipo di cinque anni. Oppure è possibile richiedere una somma in anticipo per necessità mediche o personali specifiche (come, ad esempio, la ristrutturazione di una casa di proprietà) con aliquote agevolate, o ancora mutare il TFR in fondo pensione.
Il trattamento di fine rapporto, o liquidazione, infatti, se rimane all’interno dell’azienda in fase di erogazione viene tassato fino al 43%, mentre se accorpato alla pensione integrativa tale tassazione scende nuovamente tra il 15% e il 9%. Non è soggetto a imposte il fondo pensionistico che venga trasferito e un ulteriore vantaggio si presenta in caso di reversibilità: non solo le tasse rimangono a livelli fiscali agevolati, ma l’imposta di successione non sarà dovuta.
La pensione integrativa può essere riscossa sia mensilmente, come una normale rendita, che come capitale al 50% o persino al 100%, a seconda della cifra maturata. Il suo innegabile vantaggio è che può essere richiesta praticamente da tutti: si può stipulare già in giovane età oppure in fase più avanzata e il procedimento può essere avviato sia dai dipendenti che dai liberi professionisti. Al fine di vigilare su ogni aspetto tecnico e procedurale, esiste un organo preposto proprio a questo tipo di pensioni: il COVIP, acronimo di Commissione di Vigilanza sui fondi pensione. Oltre a verificare, operativamente, che tutto si svolga in maniera corretta, il COVIP si impegna anche a intervenire sulla legislazione esistente per ottimizzare, migliorare e modificare le norme che regolano il mondo delle pensioni complementari.