Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” è stato presentato anche a Moneglia, nella Sala del Consiglio Comunale. Dopo l’introduzione di Arnaldo Signorastri, Presidente della Sezione Anpi di Moneglia, sono intervenuti Valentina Ghio, Sindaca di Sestri Levante, e Ezio Vallerio, Presidente della Sezione Anpi di Sestri Levante.
Per Valentina Ghio il libro “dà pienamente il senso dell’importanza e della complessità della partecipazione femminile alla Resistenza”. “Sebben che siamo donne” mette al centro infatti “il ruolo delle staffette, non certamente di secondo piano”, quello delle partigiane in armi - “che ebbero un rapporto più problematico con l’uso delle armi rispetto agli uomini, il che rivela una peculiarità delle donne come generatrici di vita”-, e l’apporto fondamentale delle donne delle fabbriche e delle donne contadine, curatrici e sostenitrici dei partigiani. Circa queste ultime, Ghio ha raccontato la vicenda del padre partigiano che, ferito, fu curato e salvato da due donne di Comuneglia. La Sindaca di Sestri Levante si è infine soffermata su un tema chiave del libro, quello delle “aspettative tradite” della Resistenza femminile e sul “ritorno indietro delle donne nell’immediato dopoguerra”: eppure “la Resistenza -ha concluso- fu la rivoluzione culturale più importante del Novecento, e diede vita a una Costituzione molto avanzata anche sui diritti delle donne: le lotte degli anni Settanta e quelle di oggi riprendono la lezione perenne delle donne resistenti”.
Ezio Vallerio ha detto di “aver letto il libro con entusiasmo”, perché “commuove e nello stesso tempo fa emergere il problema serio del maschilismo della Resistenza”. Vallerio, giovane partigiano della Brigata “Coduri”, ha poi raccontato che “il comando della Cichero, con ‘Bisagno’ e ‘Marzo’, ci chiese di spostarci perché eravamo in una zona poco sicura” e che “noi abbiamo detto di no perché sapevamo di poter contare sull’aiuto delle donne contadine”.
Infine l’autore. Giorgio Pagano ha affermato: “Il libro nasce innanzitutto dall’interrogativo su come trasmettere l’eredità della Resistenza alle nuove generazioni”. Possiamo farlo, ha detto, “con una concezione della Resistenza in cui la madre non ha uno spazio minore rispetto al partigiano e in cui mettiamo al centro l’umanesimo delle donne, che seppero fare, da volontarie a pieno titolo, la scelta morale dell’assunzione di responsabilità e della solidarietà con gli altri”. “Le donne -ha continuato-avrebbero potuto stare a casa, rinchiudersi nel privato, evitando di esporsi: ma così non avvenne. Senza di loro la Resistenza non ce l’avrebbe mai fatta”. Concludendo Pagano si è soffermato sul sostegno delle contadine di Valletti e di Torza di Maissana alla Brigata “Coduri”, ricordando le figure di Anna De Paoli di Valletti, nella cui casa fu ospitato per un certo periodo il Comando di Brigata, di Lina Cattaneo e delle altre donne di Torza che convinsero 26 alpini della “Monterosa” di stanza a Riva Trigoso a passare con la “Coduri”, nonché la figura di Irene Giusso “Violetta”, la “partigiana in pantaloni”, che fece la staffetta e, scoperta, entrò a far parte organica della Brigata.