Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” ha fatto tappa anche a Santo Stefano Magra, per iniziativa del Comune di Santo Stefano e della Sezione Anpi di Santo Stefano, nell’ambito delle quattro giornate dedicate al 74° anniversario del rastrellamento nazifascista del 29 novembre 1944.
Protagoniste dell’incontro sono state le partigiane santostefanesi, in primis Irma Marchiani “Anty”, Medaglia d’Oro, una delle figure più belle della Resistenza italiana. Giorgio Pagano ha ricordato la spinta che portò la Marchiani a impegnarsi nella Resistenza: un antifascismo che aveva certamente radici nella tradizione familiare e nell’impegno del padre, ma che era anche e soprattutto “esistenziale”, dettato dalla ribellione alla guerra e alla dittatura e dall’amore per la libertà, dalla “scelta morale” di fare comunque qualcosa. Lo dimostra un passo della lettera inviata al fratello Piero il 10 agosto 1944, inserita nelle “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana”:
“Nel mio cuore si è fatta l’idea (purtroppo non da troppi sentita) che tutti più o meno è doveroso dare il suo contributo. Questo richiamo è così forte che lo sento tanto profondamente, che dopo aver messo a posto tutte le cose mie parto contenta... Sono una creatura d’azione, il mio spirito ha bisogno di spaziare, ma sono tutti ideali alti e belli”.
L’idea che ognuno dovesse dare “il suo contributo” -ha affermato Pagano- diventò a poco a poco sempre più forte, portando all’impegno donne staffette, come la santostefanese Zenech Marani “Katia”, e donne partigiane in armi, come l’altra santostefanese Giuseppina Cogliolo “Fiamma”. Decisivo fu inoltre il ruolo delle contadine, soprattutto durante il rastrellamento del 29 novembre 1944.“Fiamma”, ha detto Pagano, ricorda spesso nella sua testimonianza il contributo dei contadini e delle donne di montagna, “che sempre ci aiutarono nelle più svariate forme. Dandoci un pezzo di pane, un giaciglio o semplicemente con il loro silenzio”. E curando i feriti, come quando le donne santostefanesi aiutarono lei dopo una ferita al ginocchio, o il partigiano “Fiume”, nascosto in un canalone: ”Tutte le donne di Santo Stefano meriterebbero un riconoscimento, sono state meravigliose”.