Teatro Pubblico Ligure torna per il secondo anno consecutivo ad Ameglia con i suoi spettacoli. Sabato 23 giugno nel Castello di Ameglia Tullio Solenghi è interprete di Decameron un racconto italiano in tempo di peste. Lo spettacolo, patrocinato dall’Ente Nazionale Boccaccio, è diretto da Sergio Maifredi, che lo ha ideato in collaborazione con Gian Luca Favetto e con la consulenza letteraria di Maurizio Fiorilla.
Tullio Solenghi restituisce la lingua originale di Giovanni Boccaccio rendendola accessibile e comprensibile come fosse la lingua di un testo contemporaneo.
Uno spettacolo divertente e colto davvero per tutti.
Tullio Solenghi affronta la lettura interpretata di sei tra le più note novelle:
• CHICHIBIO E LA GRU
• PERONELLA
• FEDERIGO DEGLI ALBERIGHI
• MASETTO DI LAMPORECCHIO
• MADONNA FILIPPA
• ALIBECH
“Il nostro lavoro – dichiara Maifredi - non è stato attualizzare Boccaccio, ma conservarne e curarne il suo essere contemporaneo. Quindi: non trasferirlo nel nostro tempo, ma mantenerlo contemporaneo a noi. L’essere contemporaneo ha bisogno della giusta distanza. Boccaccio ha il merito di aver elaborato il primo grande progetto narrativo della letteratura occidentale, inserendo i cento racconti in un libro organico capace di rappresentare, la varietà e complessità del mondo. A tutti è concessa una storia, dai re agli operai”.
Sono disponibili navette gratuite per raggiungere il centro storico in partenza dal bivio di Ameglia (Località Cafaggio, davanti al Bar Mirò), a partire dalle 20 e in funzione fino a fine spettacolo.
Sabato 23 giugno 2018, ore 21 – Ingresso libero
Castello di Ameglia (piazza Sforza 1, Ameglia, La Spezia)
TULLIO SOLENGHI
DECAMERON UN RACCONTO ITALIANO IN TEMPO DI PESTE
Progetto e regia di Sergio Maifredi
In collaborazione con Gian Luca Favetto
Consulente letterario Maurizio Fiorilla
Produzione Teatro Pubblico Ligure
Con il patrocinio dell’Ente Nazionale Boccaccio
L’iniziativa fa parte del progetto progetto STAR – Sistema Teatri Romani Antichi, ideato da Teatro Pubblico Ligure e nato in accordo con i Poli Museali Italiani, le Regioni ed il Ministero dei Beni Culturali al fine di promuovere il patrimonio archeologico che si affaccia sul Mediterraneo attraverso spettacoli ed eventi. Il proposito di Sergio Maifredi, direttore artistico di Teatro Pubblico Ligure, è valorizzare siti come il Castello di Ameglia e la necropoli preromana di Cafaggio attraverso il teatro, proponendo al pubblico un’esperienza in cui passato e presente sono uniti da un ideale ponte culturale.
Teatro Pubblico Ligure, da dieci anni, dedica un lavoro specifico al racconto, inteso come rito civile della lettura pubblica.
Il progetto, oltre al Decameron di Boccaccio, comprende Iliade, Odissea, Eneide e un percorso di teatro di comunità ispirato a Italo Calvino, le cui Città invisibili sono poi state sviluppate in Atlante del Gran Kan, scritto da Gian Luca Favetto e Sergio Maifredi per dare voce ai cittadini e alle loro storie.
Per ulteriori informazioni cliccate qui.
PROSSIMO APPUNTAMENTO:
DOMENICA 15 LUGLIO – Ore 21
Ameglia – Necropoli romana
Ingresso libero
MADDALENA CRIPPA
ENEIDE UN RACCONTO MEDITERRANEO
Progetto e regia di Sergio Maifredi
Produzione Teatro Pubblico Ligure
Didone, regina di Cartagine, si rivolge alla sorella Anna, ammettendo i sentimenti per Enea, che ha riacceso l'antica fiamma d'amore, il solo per cui violerebbe la promessa di fedeltà eterna fatta sulla tomba del marito Sicheo. Anna riesce a persuaderla: la sorella è infatti sola e ancora giovane, non ha prole ed ha troppi nemici intorno. Didone allora immola una giovenca al tempio e riconduce Enea nelle mura. È notte. Giunone allora propone a Venere di combinare tra i due giovani il matrimonio. Venere, che intuisce il disegno di sviare Enea dall'Italia, accetta, pur facendo presente a Giunone la probabile avversità del Fato.
L'indomani stesso, Didone ed Enea partono a caccia ma una tempesta li travolge: si rifugiano così in una spelonca, consacrando il rito imeneo.
La Fama, mostro alato, avverte del connubio Iarba, pretendente respinto di Didone e re dei Getuli, che invoca Giove. Il padre degli dei invia il suo messaggero Mercurio a ricordare a Enea la fama e la gloria che attendono la sua discendenza. Enea allora chiama i suoi compagni, arma la flotta e si appresta a partire. Ma Didone, già informata dalla Fama, corre infuriata da Enea, biasimandolo di aver cercato di ingannarla e ricordandogli del loro amore e della benevolenza con cui l'aveva accolto, rinfacciandogli poi di non avere neppure coronato il loro sentimento con un figlio. Enea, pur riconoscendole i meriti, spiega che non può rimanere, perché è obbligato e continuamente sollecitato dagli dei e dall'ombra del defunto padre Anchise a cercare l'Italia. Ritornato alla flotta, rimane impassibile alla rinnovata richiesta di trattenersi e alle maledizioni di Didone, che è perseguitata dal dolore con continue visioni maligne.
Così, nella notte, mentre la regina escogita il modo e il momento del suicidio per porre fine a tanti affanni, Enea, avvertito in sonno, fugge immediatamente da quella terra. All'aurora, con la vista del porto vuoto, Didone invoca gli dei contro Enea, maledicendolo e augurandogli sventure, persecuzioni e guerra eterna tra i loro popoli. Giunta sulla pira funeraria, si trafigge con la spada di Enea, mentre le ancelle e la sorella invocano disperate il suo nome.
Giunone poi invia Iride a sciogliere la regina dal suo corpo e a recidere il capello biondo della sua vita. Voltandosi indietro dal ponte della sua nave, Enea vede il fumo della pira di Didone e ne comprende chiaramente il significato: tuttavia il richiamo del destino è più forte e la flotta troiana fa vela verso l'Italia.