La poesia provenzale nacque nelle corti e nei castelli situati in Provenza dove ci si esprimeva in un roman chiamato lingua d'oc. Da questa poesia prese spunto -tramite l'esperienza siciliana, ma non solo - anche il nostro Petrarca. Tra la fine del XI secolo e gli inizi del XIII secolo l'arte poetica provenzale fu la più raffinata d'Europa. Questa poesia prendeva spunto da una metrica già esistente e molto usata; modificandola leggermente i trovatori ottennero delle opere estremamente raffinate. Questa poesia è riuscita a cambiare il significato della parola nobiltà, infatti il termine non fu più legato alla ricchezza di beni materiali o al potere politico ma ad un concetto di ricchezza e di qualità dei sentimenti. Con questa idea i poeti cortesi contestarono in parte la società feudale che concepiva il matrimonio -soprattutto a livello delle classi e dei ceti nobili- come elemento inserito in una dimensione politica ed economica più che affettiva. Per la prima volta dopo la cultura classica e latina, l'amore profano riapparve nella poesia. I poeti cortesi così si trovarono in certi casi in una posizione critica verso la Chiesa cattolica, a tal punto da essere a volte considerati eretici. Si trovarono a dover subire il clima culturale che portò alla crociata contro gli Albigesi, tenutasi tra il 1208 e il 1229. Molti trovatori in questa occasione dovettero emigrare dalla Provenza e si rifugiarono per lo più nel Nord Italia. I poeti stilnovisti toscani e alcuni poeti siciliani adottarono volentieri questa nuova forma di poesia, appresa dai trovatori e menestrelli provenzali. Questi poeti, infatti, scrissero moltissime poesie sull'amore, inteso come sentimento puro e idealizzato e come cardine del nuovo concetto di nobiltà d'animo.
Al termine della conferenza sarà dedicato agli ospiti e ai soci un brindisi beneaugurante.