Il libro “Diario di prigionia” di Umberto Saraceni sarà presentato venerdì 20 aprile alle ore 18,30 alla Libreria Ricci della Spezia (Via Chiodo 107). Interverranno Gian Luigi Saraceni, figlio dell’autore e lo scrittore Marco Ferrari. L’ingresso è libero a tutti, seguirà un aperitivo.
Il Generale Umberto Saraceni è stato Procuratore militare alla Spezia per oltre 20 anni. Molto stimato in città, poco prima di morire affidò al figlio il suo diario di prigionia, scritto su minuscoli quaderni conservati gelosamente e difesi a rischio della vita per due lunghi anni. Il libro edito da Minerva traccia il resoconto di una resistenza spinta sino alle estreme conseguenze, quella dei soldati imprigionati in Germania che rifiutarono l’adesione al fascismo. È la testimonianza di una vicenda di solidarietà e una storia d’amore che hanno consentito all’autore, nei momenti più bui, di mantenere fede negli uomini e nel futuro. Fatto prigioniero in Grecia all’indomani dell’8 settembre 1943, il suo Diario di Prigionia è la cronaca fedele, spesso giornaliera, di una detenzione nei campi in cui i tedeschi raccolsero centinaia di migliaia di soldati ed ufficiali italiani. Si tratta dell'unica testimonianza di un magistrato militare che affrontò la dura prova come uomo di legge, arrivando a istituire nei diversi campi un ufficio giustizia per tener conto, in particolare, di chi aderiva alla Repubblica Sociale Italiana.
Ed è il tema della giustizia che traspare in controluce in tutte le pagine dell'autore, impegnato da giudice a far rispettare le leggi italiane all'interno dei campi.
La scabra e quasi parossistica serie di annotazioni si concentra sempre di più sulle pure questioni di sopravvivenza fisica (la mancanza di cibo, il freddo, le malattie) ed è l’attestazione di una eroica resistenza individuale e collettiva alle pressioni crescenti dei tedeschi per aderire alla Repubblica Sociale Italiana e per contribuire allo sforzo bellico tedesco. Da quel “No” corale ostinato ha preso lentamente forma, alimentato dalle interminabili discussioni che si svolgevano nei campi, la coscienza civile della nuova Italia.