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di Luca Erba - Il comune sentire dell’opinione pubblica si è intorpidito ulteriormente, con l’effetto di aver creato una percezione alterata della realtà.

Il 2025 è arrivato, un nuovo anno. Come ogni inizio anno che si rispetti bisogna iniziare ad immaginare nuovi percorsi, nuovi obiettivi e nuovi progetti. E perché no, anche nuovi propositi, che poi sono quelli che fasciano di paillettes colorate tutte le nuove idee che ogni inizio anno mette sul tavolo per la costruzione di suggestioni e mirabolanti diete magiche. E sin qua niente di nuovo. Attendiamo con ansia (le pubblicazioni sono già in corso) foto con “giorno/365” con l’elenco dei giorni nuovi che scorrono e sbrodolamenti di bilanci del 2024 con considerazioni e commenti che non interessano a nessuno. Ma va bene così, sino a qua tutto bene, è tutto nella norma: “riparto da me” e siamo ben saldamente piantati dentro un nuovo anno, il 2025.

Sforzandosi invece di buttar giù una scaletta delle priorità per questo nuovo anno, lasciando da parte proclami di pacifismo o di abolizione della fame nel mondo, sarebbe cosa buona e giusta creare un nuovo codice della convivenza civile che istituisca il “reato di sensazionalismo”. Un giorno l’Ucraina mette in ginocchio la Russia, 48 ore dopo Putin è pronto a utilizzare la bomba atomica ma poi si aprono le condizioni per un tavolo della pace. E poi il campo largo, che diventa stretto, che diventa espressione dei diktat di Conte ma qualche ora dopo dell’egemonia della Schlein che drena i pentastellati che a loro volta però uccidono il padre e danno il via alla svolta riformista che però è subito definita “la fine del movimento.” E dell’altra parte Salvini che non è più il capo, il Capitano senza nave che però è saldamente Vice Presidente del Consiglio.

Potrei andare avanti all’infinito con esempi di sensazionalismo che ormai invadono la nostra quotidianità e il nostro modo di vedere le cose. Siamo sempre sull’orlo di un burrone, tutto finisce e ricomincia anche nel giro di poche, pochissime ore. Un’assuefazione che è anche figlia della comunicazione del nostro tempo. Se la nostra soglia di attenzione cala drasticamente allora è “la bomba” che ci cattura, il titolo roboante e l’emergenza costante. Con il risultato, ahimè, di produrre un’assuefazione che fa del sensazionalismo una terapia quotidiana che ha intorpidito ulteriormente il comune sentire dell’opinione pubblica con l’effetto di aver creato una percezione alterata della realtà.

Tutto questo non interessa soltanto ciò che riguarda la cosa pubblica, è presente in ogni ambito della società. È così nel calcio come nel mondo del cinema. Un sensazionalismo che va sempre alla ricerca di simboli e di eroi. Casi di cronaca nera che diventano il palcoscenico del “tutti colpevoli” e “nessun colpevole.” Talk show che producono puntate sul niente costruendo un’attenzione mediatica spasmodica a suon di bombe fumogene. Tutti dentro la cortina, partigiani non si sa bene di cosa e perennemente indignati su tutto così da non occuparci mai realmente di niente.

Domani è il giorno dell’Epifania, ne approfitto e chiedo alla Befana che si metta una mano sulla coscienza e che dentro la calza metta un po’ di antidoto per il veleno di questo morso prodotto da questo tempo così maledettamente complicato.

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