Sabato 17 marzo si è tenuta la commemorazione dell’eccidio dei partigiani a Valmozzola, avvenuto il 17 marzo 1944 per mano dei nazifascisti. La manifestazione, organizzata dal Comune di Valmozzola e dalle associazioni partigiane, è stata come sempre molto partecipata: anche da parte spezzina, perché le vittime furono soprattutto partigiani delle nostre zone, del capoluogo, di Lerici e di Sarzana. Gli oratori ufficiali della manifestazione sono stati il Sindaco di Valmozzola Claudio Alzapiedi e il copresidente del Comitato Unitario della Resistenza Paolo Galantini. Assai significativa è stata la presenza dei ragazzi del Liceo Classico Costa Giada Carolini, Francesca Piastri e Francesco Ferrari, che hanno rievocato i due episodi della tragica vicenda: l’assalto al treno nella stazione di Valmozzola da parte dei partigiani della banda “Betti”, a cui parteciparono molti spezzini, tra cui Primo Battistini “Tullio” (suo figlio Oscar era presente alla manifestazione); e la rappresaglia che colpì, nel monte Barca (Bagnone), un altro gruppo di partigiani che nulla avevano avuto a che fare con l’assalto al treno e che furono trucidati a Valmozzola. Il loro capo spirituale era Ubaldo Cheirasco, che era stato studente del Liceo Costa. Galantini ha ricordato la storia democratica del Liceo e le nobili figure di Ennio Carando e Aldo Ferrari.
Nel pomeriggio, al Museo della Resistenza di Valmozzola, è stato presentato il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana”. Pagano ha ricordato alcune protagoniste del libro legate alle vicende e ai luoghi dell’eccidio: da Giuseppina Cogliolo “Fiamma”, partigiana in armi che operò sempre nelle brigate di “Tullio”, a Rosetta Solari, partigiana in armi che contribuì alla liberazione di Borgotaro e collaborò con la Brigata Centocroci comandata da Federico Salvestri “Richetto”, dalle suore di Albareto alle donne delle campagne e delle montagne, curatrici e sostenitrici dei partigiani.
Sia Galantini che Pagano hanno ricordato Teresa Cheirasco, sorella di Ubaldo, che alla morte del fratello fu arrestata dai fascisti e imprigionata per tre mesi, e fu poi staffetta partigiana: “Entrai ragazza e uscii donna”, dice Teresa nella testimonianza raccolta nel libro, perché “dopo la morte di mio fratello e la prigionia ero molto più forte spiritualmente”.
Pagano ha concluso ricordando le donne spezzine che con i carretti andavano a cercare cibo per i loro cari risalendo pericolosamente la Cisa verso Parma: sono anch’esse, ha detto, “un simbolo dello spirito di sacrificio e dell’impegno delle donne”.