Il 13 e il 14 marzo ha avuto avvio l’iniziativa promossa dall’Associazione Culturale Mediterraneo “Marzo africano”, con l’inaugurazione di due mostre fotografiche: “Afriche. Immagini e voci” di Marco Aime alla Mediateca di via Firenze e “ L’Africa come in un sogno” di Catherina Unger all’Urban Center di via Carpenino.
La mostra di Aime, che unisce i proverbi africani alle immagini, sarà aperta fino all’8 aprile con i seguenti orari: lunedì e venerdì h. 9.00 - 13,30; sabato h. 9.00 - 12.00; martedì, mercoledì, giovedì h. 14,30 -18,30.
La mostra della Unger, dedicata ai paesaggi e alla natura incontaminata dell’Africa, sarà aperta fino al 31 marzo con i seguenti orari: d a lunedì a sabato dalle 8.30 alle 12.00 e il mercoledì anche dalle 16.30 alle 19.00.
Il 13 marzo Fabrizio Maronta, responsabile delle relazioni internazionali di “Limes” ha presentato il numero della rivista dedicato a “Africa italiana”. “Da qui ai prossimi 25-30 anni ci sarà un raddoppio della popolazione africana -ha sostenuto- e l’Africa sottosviluppata per responsabilità dell’Occidente non avrà la possibilità di assorbire il boom demografico”. Il fenomeno delle migrazioni rimane in gran parte all’interno del continente africano, “perché non tutti possono permettersi il progetto migratorio in Europa, che è molto costoso e assorbe i risparmi di un’intera famiglia allargata”. Di fronte a questo problema epocale occorrono sia “politiche di cooperazione basate sul partenariato che superino l’attuale approccio neocoloniale, di rapina delle materie prime”, sia “politiche di accoglienza che siano basate su un’effettiva capacità di integrazione, per evitare la guerra tra i migranti e gli italiani poveri”.
Il 14 marzo è stato proiettato il film “Il suo nome è Tsotsi”, un’emozionante storia di redenzione ambientata nei ghetti delle comunità di colore in Sudafrica.
L’Associazione, ha dichiarato il suo Presidente Giorgio Pagano, è impegnata nell’opera tesa “a far conoscere l’Africa, come antidoto alla paura”. Pagano ha così proseguito: “L’Europa non può più essere altra rispetto all’Africa, e viceversa: i destini sono interconnessi, il rapporto è e sarà sempre più stretto, tra grandi difficoltà e altrettanto grandi opportunità. Troppe sono le cause comuni che ci interpellano. L’Africa è il nostro grande Sud, l’Europa è il grande Nord dell’Africa. L’Africa non è un groviglio di problemi da cui stare lontani, è una grande occasione. E’ una terra giovane, con un’età media di vent’anni, è un grande laboratorio di idee e ha risorse umane di cui abbiamo bisogno. Così come loro hanno bisogno di noi. Le migrazioni saranno sempre più ‘circolari’: loro continueranno a venire da noi, ma vorranno anche tornare nei loro Paesi; e noi andremo sempre più da loro, perché l’Africa è un continente bellissimo e ricco di cultura, perché è l’unico che ha terre agricole da coltivare (non da accaparrare con il ‘land grabbing’), perché ha bisogno della nostra intrapresa, nel campo delle energie rinnovabili come in quello delle infrastrutture. Ecco perché l’Africa è il continente del nostro futuro”.
(Foto: Enrico Amici)