Non è Natale senza Lo Schiaccianoci ma, si sa, non è Natale solo dove splende la luce. La rilettura del più classico dei classici, ideata dal coreografo scaligero, ribalta l’ambientazione originale del primo atto, sostituendo all’enorme casa borghese in festa la strada di un’immaginaria periferia metropolitana: qui, abitanti senzatetto e ribelli senza fortuna vivono come comunità d‘invisibili, adattandosi agli stenti della quotidianità e agli scarti della città. Un muro imponente separa due strati di società, chiudendo fisicamente e idealmente una fetta d’umanità disagiata in un angolo di vita separata e nascosta.
Ma cosa rappresenta davvero la festività nella contemporaneità? Volpini l’ha voluta immaginare come una Pandora dei tempi moderni, sorpresa a scoperchiare un grande vaso di verità. Sorpresa. Proprio così è l’effetto che il vetro, la plastica, il legno, la carta e il cartone – materiali molto preziosi recuperati e riutilizzati grazie al riciclo creativo – hanno dato vita nei costumi e nelle scenografie di questo originale Schiaccianoci del Balletto di Roma. Il passo verso una riflessione sul tema ecologico è breve, un contesto avvertito ormai come una vera e propria necessità di riscoperta del sé.
È tramite un processo giocoso e naturale che Lo Schiaccianoci svela pezzi di tela, cartone, plastica e quant’altro disponibile alla fantasia, inventando nuovi mondi e dimensioni che strappano questi oggetti dal rischio di trasformarsi in un semplice “rifiuto”. Un’attenta analisi delle caratteristiche dei materiali, dimenticata la loro funzione iniziale, ha aiutato a dare agli oggetti una nuova vita, una nuova storia, sfruttandone potenzialità e caratteristiche specifiche, in una corroborante e creativa fase di studio e progettazione. Così una vecchia scatola di cartone dimenticata in soffitta si scompone in tante divertenti sagome da appendere a un albero di Natale fatto di bottiglie di plastica e una manciata di vecchi bottoni spaiati o di tappi colorati potrà rappresentare una fantasiosa alternativa a perline per bijoux.
Lo Schiaccianoci di Volpini è uno stimolo ecologico a riflettere anche sulla condizione delle persone-rifiuto, sullo smarrimento d’identità sociale e sui mille volti del nostro “essere”; se ci si arrende all’idea che questa entità sia unica e immutabile, infatti, si rischia di “ammalarsi” di noia, insoddisfazione e apatia. Quest’opera fa pensare che in tutti noi si possa sempre nascondere una piacevole sorpresa e che è importante coltivare i sogni custoditi in fondo ai cassetti perché potrebbero rivelarsi meravigliosi progetti di vita nuova, troppo spesso offuscati dalla paura e dall’incapacità di affrontare una svolta decisiva: imparare a “riciclarsi” con la stessa gioia e facilità con cui da bambini giocavamo con un pezzo di carta.
Sulle note di Pëtr Il'ič Čajkovskij Massimiliano Volpini porta in scena, attraverso una danza fresca e attuale, una riflessione lucida e insieme poetica sul classico natalizio che tutti conosciamo, stimolando lo spettatore a osservare la fiaba da più punti di vista. Pur nella conservazione del binomio realtà/sogno, questo Schiaccianoci scopre i risvolti terreni e umani di una società contemporanea piena di contraddizioni. Una rilettura carica di emozioni positive, che ci fa assaporare una prospettiva di trasformazione continua, delle persone e delle cose.
Biglietti ancora disponibili presso il botteghino del Teatro, il Circolo Fantoni e lo IAT di Sarzana. Informazioni e prenotazioni tel. 0187 716106 – tel. 0187 727521.