"È un sogno vecchio, vecchissimo, perchè da quando sono venuto a conoscenza di questa accademia ci ho sempre fatto un pensierino, quindi era da tempo che volevo tentare", così commenta il giovane Jonathan Lazzini, classe 1994, diplomato, autore di due libri di poesie e, tra qualche settimana, anche nuova recluta del Piccolo Teatro di Milano: una tra le accademie più prestigiose del capoluogo lombardo e riconosciuta anche a livello europeo, un corso di recitazione di durata triennale, con requisiti di ammissione molto rigidi, ma che garantisce un'ottima base formativa a chi vuole tentare la carriera attoriale.
Al corso (che prende il nome dal fondatore Giorgio Strehler, in occasione del trentennale del teatro milanese) si accede tramite bando che viene pubblicato ogni 3 anni, poichè gli insegnati si dedicano esclusivamente agli alunni di quel ciclo di lezioni prima di sceglierne altri, e il nuovo entrato Lazzini ci ha concesso qualche minuto del suo tempo per rispondere a qualche nostra domanda:
Ti andrebbe di raccontarci del provino a cui sei stato sottoposto dal Piccolo Teatro di Milano?
Beh intanto era gratuito, ed è stato uno dei tanti motivi che mi hanno spinto a provare, ma sono andato lì senza grandi preparazioni. Il recruitment è diviso in 3 fasi: la prima consiste nel portare un monologo e un dialogo a piacimento, io mi sono giocato Caligola e "Il Prezzo" di Arthur Miller; nella seconda, invece, ho dovuto portare due dialoghi decisi dalla scuola, ovvero Macbeth di Shakespeare e "Le tre sorelle" di Anton Cechov, in aggiunta una canzone e una coreografia. Anche quì mi sono presentato senza grandi pretese, perchè ero veramente soddisfatto già del primo risultato; infine, quando mi hanno chiamato per la terza selezione, ho iniziato a crederci veramente, ma mi sono subito ricreduto quando ho conosciuto gli altri concorrenti, tutti molto più esperti di me.
Mi esibisco ugualmente, e una volta tornato a casa mi squilla il telefono: incredibilmente mi viene comunicato dalla scuola che ho passato tutte e tre le selezioni e sono tra i 26 scelti sui più di mille partecipanti che hanno tentato il provino.
Ti piacerebbe di più recitare nel cinema o nel teatro?
Teatro. Io ho sempre avuto una gran passione per il teatro, ovviamente mi piace molto anche il cinema, posso dire che lo conosco abbastanza però non è il mio primo interesse. Poi lo sappiamo tutti: nella recitazione teatrale non c'è la postproduzione del cinema, è tutto immediato, tutto lì in quel momento, in più c'è molto studio e bisogna prestare attenzione a più fattori. Secondo me il cinema si esaurisce un po' nella pellicola, il teatro, invece, continua anche dopo la fine dello spettacolo.
Oltre alla recitazione hai manifestato anche molta bravura nella poesia: sei autore di due libri, il primo dal titolo "Rutti a pancia vuota", il secondo, uscito a giugno di quest'anno, "E i cani fanno finta di niente". Di cosa parla quest'ultimo?
I cani fanno sempre finta di niente. Sono animali diversi dal gatto, il quale o è attento o è assente. Il cane è sempre presente ma distratto, e quando è in difficoltà fa finta di niente, lo vedi proprio che si gira dall'altra parte. Questa è una metafora dell'uomo moderno: quando c'è qualcosa che lo tocca e non ha gli strumenti giusti per risolvere i problemi, si gira dall'altra parte e fa finta di non vederli...lo facciamo un po' tutti.
Hai qualcos'altro che vorresti scrivere, oppure pensi di dedicarti principalmente alla scuola?
Io spero di continuare a scrivere anche mentre seguo le lezioni a Milano. La scrittura è il mio sfogo, e il tempo per scrivere se vuoi lo trovi sempre. Tuttavia per me musica, scrittura e recitazione sono sullo stesso piano: se mi chiedessero cosa vorrei fare tra musicista, scrittore o attore, sinceramente, non saprei scegliere.
A Jonathan Lazzini un grazie per la sua disponibilità e un grosso in bocca al lupo per il suo futuro.