Inaugurerà domani, 15 luglio, “Ubenkannt”, altro atteso appuntamento della rassegna ideata e curata da Gino D'Ugo nello spazio espositivo Fourteenartellaro. A rivoluzionare la stanza bianca, questa volta, sarà l'artista austriaco Ingmar Alge.
Ingmar Alge, I Ritratti
"La pittura di Ingmar Alge coniuga un'atmosfera del tutto particolare e rara di estraneità e isolamento. Osservatore critico, l'artista austriaco (nato nel 1971 a Höchst e oggi residente a Dornbirn) dà forma a un'immagine della società improntata alla solitudine a allo sperdimento. A dispetto del realismo con cui sono dipinti, i suoi quadri si sottraggono a un'interpretazione facile e immediata. Aeroporti, parcheggi, piscine, persone assorte, in attesa o in procinto di partire, spesso immerse in una notte fonda. Nei suoi motivi apparentemente casuali, Alge gioca con l'ambivalenza di ciò che ci è familiare, avvolgendoli in un velo di mistero.
Nelle sue opere attuali Ingmar Alge riprende la tradizione classica del ritratto. La nostalgia per l'effigie di se stessi o degli altri è una pulsione che caratterizza da sempre il genere umano. Il ritratto è considerato uno dei generi più antichi della storia dell'arte, e ha costantemente accompagnato ogni mutamento storico. Secondo il filosofo tedesco Theodor Adorno, il ritratto non viene creato in primo luogo dalla persona ritratta e dal ritrattista, ma dal momento del loro incontro. Alge non ha mai incontrato i suoi protagonisti. Non conosce le persone che ritrae. Flâneur digitale, si aggira su internet in cerca di modelli che possano ispirarlo.
Ne nasce una serie di sei ritratti di altrettante persone. L'attenzione si concentra sempre sulla testa che, illuminata da una luce chiara, spicca su di uno sfondo per lo più scuro. Ma i visi sono cancellati, e i lineamenti appena accennati e solo parzialmente riconoscibili. Se il viso da sempre è garante dell'invididualità, nel nostro tempo questa certezza incomincia a vacillare: l'onnipresenza di visi manipolati, la marea facciale senza precedenti sui social network, la chirurgia estetica o il riconoscimento biometrico sono solo alcuni esempi di come il volto viene strumentalizzato oggi. In questo contesto, i "senza volto" di Alge sollevano l'interrogativo fondamentale sulla persona che sta dietro l'immagine. Nonostante ciò l'aspetto e l'abbigliamento ci inducono a dare un inquadramento sociale ai soggetti ritratti e, allo stesso tempo, ci mostrano quanto sia facile cadere nella trappola delle nostre idee preconcette".
Testo di Silvia Höller, traduzione a cura di Elisabetta Zoni.
Eppur si Muove, appuntamenti passati:
Massimo Mazzone/EscuelaModerna/Ateneo Libertario