Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, inizia da giovane ad occuparsi di fotografia iniziando la sua carriera come fotoreporter per "Il Mondo" di Mario Pannunzio. Prosegue con collaborazioni in testate nazionali e internazionali come "Le Figaro", un quotidiano francese, la rivista italiana "L'Espresso" e molti altri fino all'altra parte dell'Oceano Atlantico con lo statunitense "Time". Il suo successo internazionale è dovuto in gran parte al suo occhio attento alle diverse realtà di cui è composta la società, facendo attenzione a particolari dell'architettura, del paesaggio e della vita quotidiana. Si parla di un personaggio che nella sua vita ha girato il mondo, immortalando i vari aspetti di questo con strumenti un tempo analogici, ma ormai del tutto digitali da molti anni e alla portata di tutti, risultato di un percorso di evoluzione durato decenni.
Gianni Berengo Gardin ha commentato anche questo fatto ai microfoni di Gazzetta della Spezia & Provincia: ieri venerdì 7 luglio era presente all'inaugurazione della mostra fotografica di Bruce Chatwin, svolta in Piazza Querciola, ai piedi della Torre del Castello dei Vescovi di Luni dove è stata allestita l'esposizione. A fine presentazione, egli ci concede pochi minuti del suo tempo per una breve intervista, dove ci parla del suo modo di fare fotografia e degli attuali studi che sta conducendo sulla società odierna:
Che cosa l'ha spinta a venire fino a Castelnuovo Magra per questa mostra?
"Sono venuto per approfondire meglio questo autore inglese che conoscevo come scrittore, ma non come fotografo. Quindi avevo molto interesse nel vedere queste fotografie che, nel panorama della fotografia italiana e mondiale, sono considerate abbastanza rare".
Durante la presentazione è stato dichiarato che lei sta continuando a studiare la società odierna, attualmente su cosa sta concentrando la sua attenzione e cosa fin ora le è rimasto più impresso?
"Mah, io fotografo da 62 anni, e posso dire che la società si evolve così rapidamente che mi è rimasto un panorama generale di quello che cambia e di quello che resta. Putroppo muta molto in peggio secondo me".
Parlando giusto di variazioni, ormai viviamo in costante compagnia di immagini tra tecnologia e applicazioni utilizzate da giovani e non solo, secondo lei troppe immagini perdono un po' di significato oppure no?
"L'aumento di numero è principalmente un incremento di brutte fotografie, però fortunatamente esistono ancora dei giovani che fotografano in modo intelligente e molto utile per la storia della fotografia e della società".
Infine, secondo lei è la fotografia che stimola a viaggiare o viceversa, ovvero è l'esperienza del viaggio che stimola alla fotografia?
"Dipende, per certi è il viaggio che stimola la fotografia, per me personalmente è la fotografia che stimola al viaggio"