Secondo Rossi-Doria, maestro di strada ed esperto di politiche educative e sociali, in Italia si deve parlare di “fallimento formativo”, da attribuire a quattro concause: alti tassi di analfabetismo funzionale nell’insieme della popolazione adulta; alti tassi di abbandoni scolastici uniti a molte ripetenze; alto numero di ragazzi con bassi livelli nelle conoscenze oggi irrinunciabili ai fini dello sviluppo sociale e personale nonché per esercitare la cittadinanza; forte presenza della povertà minorile.
Questo carattere strutturale del “fallimento formativo” acquista ancora più peso per lo squilibrio demografico dell’Italia: facciamo pochi figli e ancora troppi di questi non finiscono scuola né formazione. Sono quasi sempre i figli di genitori poveri.
La nostra scuola, sostiene Rossi-Doria, è debole nell’esercitare la sua decisiva funzione democratica di ascensore sociale. La “via per l’inclusione” passa per misure di contrasto alla povertà in generale e di promozione della scolarità dei bambini, a partire dal compimento dell’obbligo. Rossi-Doria propone di investire nell’edilizia scolastica, di aumentare fortemente gli asili nido e i servizi alla prima infanzia, di porre come centrale la didattica laboratoriale e di aprire un’ampia discussione pubblica sui nodi irrisolti del sistema scolastico italiano che hanno avuto e hanno un’influenza profonda sul “fallimento formativo”: in particolare riconsiderare i cicli di istruzione con attenzione allo snodo tra scuola media e biennio del successivo obbligo.