Ha partecipato Laila Abi Ahmed, somala, dell'associazione Nosotras, composta da donne africane e italiane, da anni attivamente impegnata su questo fronte.
La relatrice ha spiegato i motivi di questa pratica, legata a religioni, tradizioni, credenze: nonostante tutto, ha detto, "è ancora un valore identitario molto forte in molti Paesi, 40, di cui 28 africani", tant'è che viene utilizzata anche da molte donne immigrate o rifugiate in Europa e in Italia. Circa 500.000 donne immigrate o rifugiate in Europa hanno subito una mutilazione, e 180.000 bambine e ragazze sono a rischio. In Liguria il 4,95% degli stranieri residenti proviene da Paesi in cui si praticano le MGF. Le MGF hanno origine dalla "volontà di un controllo religioso o sociale o economico" verso le donne, per questo la battaglia per contrastarle passa attraverso "un approccio complessivo, che guarda a tutti gli aspetti, economico-sociali e culturali-educativi".
Nosotras, ha raccontato Laila Abi Ahmed, è impegnata a combattere la povertà e a sostenere con il microcredito le donne mutilatrici, perché abbiano altre occasioni di lavoro, e nell'opera culturale ed educativa con campagne di sensibilizzazione rivolte alle donne e agli uomini dei Paesi in cui la pratica è in vigore.
(Foto: Enrico Amici)