Silvano Zaccone, presidente del Consorzio Il Cigno, che ha organizzato l'iniziativa, ha introdotto la serata, dopo il saluto della Sindaca Mara Bortolotto. "In un periodo di forte crisi della politica e di mancanza di passioni, la possibilità del riscatto -ha detto Zaccone- sta nelle virtù civiche che, come spiega il libro di Pagano, costituiscono l'eredità perenne della Resistenza".
L'autore si è soffermato soprattutto su questo punto, leggendo pagine del libro dedicate a episodi che testimoniano l'umanità e la solidarietà della popolazione contadina della Val di Vara durante la lotta di Liberazione. "I partigiani dei nostri monti sopravvissero nei durissimi inverni 1943-44 e 1944-45 soprattutto grazie alle famiglie contadine e alle coraggiose donne della Val di Vara, che li ospitarono e li sfamarono per mesi", ha detto Pagano, che ha così proseguito: "lo sforzo costante del libro è quello di rievocare non solo lo scontro bellico ma anche la corposità e l'intensità della Resistenza non armata, e di far parlare non solo i comandanti militari, ma anche le donne, gli operai, i contadini, i ragazzi, i sacerdoti". L'umanità e la solidarietà, ha spiegato Pagano, "si manifestarono già subito dopo l'8 settembre 1943, sia con i primi barlumi di iniziativa di molti militari sbandati per combattere tedeschi e fascisti, sia con le manifestazioni di aiuto concreto che gran parte della popolazione offrì ai soldati fuggiaschi". E ha citato lo storico Claudio Pavone: "Lo scatenarsi di un tendenziale bellum omnium contra omnes trovò un contrappeso nell'aiuto che disinteressatamente si prestavano persone tra loro sconosciute. L'asprezza della guerra civile e della guerra contro l'occupante batteva alle porte, e la gente sembrava avesse scoperto che l'unico punto di appoggio rimaneva la fiducia nel prossimo".
Pagano ha così concluso: "La crisi attuale della politica e della democrazia si può superare solo tornando, nei tempi nuovi, ai valori di allora. Dobbiamo fare come i partigiani: essere attori e non spettatori. Scegliere il bene contro il male, la libertà contro la dittatura. La dignità del lavoro contro la sua mercificazione. L'accoglienza dei migranti contro il loro respingimento. L'eguaglianza tra i sessi contro il femminicidio. Dobbiamo concepire la vita come cammino non solo individuale ma collettivo. Dobbiamo ricominciare a dire di no, a contrastare l'accettazione supina della realtà. Oggi trionfa l'acronimo Tina (There is no alternative"), inventato dalla Thatcher. Ma non dobbiamo arrenderci al fatalismo e al conformismo, un'alternativa c'è sempre. Dipende da noi stessi, dalla nostra passione critica individuale che si incrocia con quella altrui. Torniamo a esprimere un no consapevole e fiero ai tanti soprusi, troveremo nuovi e sconosciuti compagni di viaggio".