La "Buona scuola", secondo l'autore, è una riforma mancata, che complica la vita della scuola senza risolverne i problemi strutturali. La via d'uscita è un diverso discorso pubblico, che coinvolga le energie e le intelligenze di cui il nostro sistema di istruzione dispone e susciti una spinta creativa per rimuovere le diseguaglianze, rielaborare la didattica di fronte alle sfide del nuovo mondo, accordare il tempo della scuola e il tempo della vita, ripensare la scuola come istituzione.
Così Walter Tocci sintetizza il contenuto del libro: "In natura ci sono due comunità operose: le formiche che curano la vita in comune e le api che scrutano nuovi paesaggi. Ecco una sorta di manuale per i riformatori dell'istituzione scolastica: formicai accoglienti per le domande dei giovani, per i migranti, per i giovani che tornano a studiare. E favi sapienti, alimentati dalla curiosità per il nuovo mondo e dalla creatività della didattica. Sono questi i mondi vitali che salvano l'educazione dalle ossessioni normative. Così sono maturate le buone opere e i giorni migliori della scuola italiana. Per editto è venuto ben poco".