Pellizzetti è stato introdotto da Giorgio Pagano, presidente dell'Associazione, e da Luca Borzani, presidente della Fondazione Palazzo Ducale di Genova, che hanno convenuto su "una duplice chiave di lettura del libro: la drammaticità e l'ottimismo".
"Drammaticità" perché politica e democrazia vanno ripensate: le forme attuali non sono più valide. E perché la sinistra è stata sconfitta, sul piano sociale e politico, senza essere stata nemmeno capace di riflettere sulla sua sconfitta. "Ottimismo" perché esiste comunque una domanda sociale di un'altra politica, e perché l'esempio del fare della singola persona e l'assunzione della responsabilità individuale -che sono la conclusione del libro- costituiscono la base del cambiamento sociale e politico.
"La barbarie - ha affermato Pellizzetti - è l'attuale democrazia svuotata, in cui il cittadino è un semplice spettatore, in cui hanno vinto l'economia e la proprietà a scapito della politica, diventata una corporazione indifferenziata al suo interno e separata dalla società". "Ma non dobbiamo rassegnarci - ha proseguito l'autore - sia perché il capitalismo finanziario è giunto alla sua fase terminale, sia perché c'è un risveglio sociale che chiede una ricostruzione dei legami sociali e un'altra politica, una spinta che va raccolta da un nuovo soggetto politico dal profilo realmente sorgivo, innovativo, non compromesso con le zavorre del passato".
"Alla base di tutto -ha concluso Pellizzetti - ci sono la qualità delle persone e il fattore umano: è da qui che bisogna ripartire, dalla passione umana, dalla virtù politica del discorso pubblico partecipato di cui parlava Erasmo da Rotterdam, contro la tecnologia del potere e il cinismo machiavellico".
Foto di Enrico Amici.