Vengono però rimandati a casa, perché ormai la Liberazione è vicina ed essi, essendo senza armi e non essendocene disponibili, qualora fossero attaccati, non potrebbero difendersi. Rientrando verso casa sono catturati. Il bilancio finale degli avvenimenti è tragico, in quattro saranno barbaramente uccisi.
Per ricordare e raccontare questa tragica storia è stato realizzato, dalla Sezione Anpi di Portovenere con la collaborazione tecnica dell'associazione Dalla Parte dei Forti, un breve documentario basato sull'esperienza e la testimonianza di Anselmo Vivoli, l'ultimo superstite di quel fatto.
Si è poi svolta mercoledì 22 aprile, nella palestra della Società Sportiva Forza e Coraggio delle Grazie, alla presenza di una rappresentanza dell'Istituto Scolastico Giovanni di Giona, una sintetica rievocazione dell'evento a cui è seguita una commemorazione ufficiale, del sindaco Matteo Cozzani, presso la piazzetta dedicata alla memoria dei quattro ragazzi uccisi all'alba della Liberazione.
La piazza davanti alle Scuole è dedicata, come recita la targa, a Bello Francesco, nato nel 1926, a Canepa Attilio, nato nel 1926, a Marazzo Giuseppe nato nel 1927, a Renzoni Francesco, nato nel 1926, tutti trucidati il 20 aprile 1945.
Tra i molti presenti, oltre allo stesso Vivoli, anche i parenti di Bello, una delle vittime, e tanti ragazzi di allora che erano amici d'infanzia dei quattro giovani martiri della libertà.
Francesco, Attilio, Giuseppe, Sergio, Francesco e Anselmo sono ragazzi come tanti....
....non hanno ancora compiuto la maggiore età. Vivono in un paese come ve ne sono molti lungo la costa spezzina. Sono gli ultimi momenti di una guerra, giorni in cui gli italiani sparano agli italiani, in cui gli amici uccidono gli amici.
Quattro di loro moriranno, poco prima che quella guerra finisca, assassinati nel modo più barbaro e vigliacco, vittime di un odio che ancor oggi facciamo fatica ad immaginare.
...Francesco, Attilio, Giuseppe e Francesco vengono barbaramente uccisi dopo giorni di torture, pestaggi e sevizie. Erano poco più che ragazzi. Le loro madri faticheranno a riconoscerli, a ritrovare in quei corpi sfigurati i propri figli.
Sergio per tutta la vita si porterà dentro l'orrore di quei giorni passati nelle celle fasciste. Anselmo, oggi l'ultimo sopravvissuto, non potrà mai dimenticare gli amici perduti.