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Venticinque anni dalla morte di monsignor Stella, vescovo della guerra e della ricostruzione

Venticinque anni fa, il 10 settembre 1989, moriva alla Spezia monsignor Giuseppe Stella, vescovo diocesano dal 1943 al 1975. L'anniversario, che non è passato inosservato ai tanti che lo hanno conosciuto e collaborato con lui, si unisce ad un altro, forse ancora più significativo: il settantesimo del suo ingresso in diocesi, avvenuto alla Spezia il 27 gennaio 1944, letteralmente sotto i bombardamenti alleati e in una chiesa, la pro–cattedrale di Santa Maria, in gran parte distrutta.

Stella fu dunque insieme il vescovo della guerra e quello della ricostruzione. Il suo lungo episcopato inizia infatti con il dramma delle popolazioni decimate, deportate e sfollate e dei preti a loro volta arrestati e torturati, e termina, nel maggio 1975, con la consacrazione della cattedrale di Cristo Re alla Spezia. Due eventi che racchiudono tra loro un in intero periodo storico, nel cui cuore si vissero eventi straordinari quali la ricostruzione del paese, la guerra fredda e, per la Chiesa, il Concilio Vaticano II. Trasformazioni profonde, che Giuseppe Stella visse anche nella propria storia personale: nei primi due anni, ad esempio, poté avere soltanto il titolo di amministratore apostolico e non quello di vescovo a causa della confusa situazione istituzionale di un paese diviso in due e occupato dai tedeschi. Nel 1975, invece, divenne il primo vescovo diocesano "emerito", dal momento che, prima delle innovazioni introdotte da Paolo VI, i vescovi non rinunciavano all'incarico se non in casi del tutto particolari, l'ultimo dei quali era avvenuto all'inizio dell'Ottocento con Pio Luigi Scarabelli. Oggi il giudizio sulla sua missione alla Spezia – secondo vescovo veneto inviato dalla Santa Sede sulle sponde del Golfo – è affidato agli storici. Di sicuro è possibile averne meglio che in passato una visione unitaria: quella di un pastore che ereditò una diocesi distrutta sul piano materiale ed incerta sul suo futuro, e che l'affidò ai suoi successori profondamente diversa, legata alle tradizioni antiche (fu lui a reintrodurre il culto di San Venerio a seguito delle modifiche nel territorio diocesano) ma anche pronta ai tempi nuovi indicati dal Concilio, al quale Stella partecipò in tutte le sessioni. Certamente non mancheranno occasioni per riflettere meglio su tali vicende e per affidare ai posteri con ancora maggiore dettaglio la figura di un pastore decisivo nella storia spezzina del secondo Novecento.

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