Quando in Via Genova passava il Cantagiro; quando al Monteverdi vennero gli Inti Illimani, dopo il golpe cileno; quando le partite della Nazionale si vedevano al Bar Reduci; quando all'Enel, in Fincantieri, in Arsenale si respirava amianto; quando la Cassa di Risparmio rischiava di fallire per i prestiti facili alle imprese amiche: sono i sottotitoli del nuovo libro di Roberto Quber "Sessant'anni dopo".
Con un po' di nostalgia e ironia, l'autore racconta l'infanzia vissuta nei quartieri popolari pieni di gente, di piccoli negozi affollati, di bar, di passioni politiche e in una scuola con classi divise tra femmine con grembiulini bianchi e fiocco rosa e maschi con grembiulino nero e fiocco azzurro.
Tratteggia sessant'anni di vita: le imprese di Battistini, Fontona, Visentin, Serti, Bambini, Sassarini; le bische clandestine; le trasmissioni calcistiche con insulti telefonici in diretta a Video Spezia International; i morti della stazione di Bonassola; i morti di asbestosi e mesotelioma pleurico contratti sul lavoro con le responsabilità di aziende che l'autore nomina citando documenti inediti, conservati in luogo sicuro; il nonnismo tra militari di leva alla caserma Duca degli Abruzzi, con la morte del giovane Capuozzo.
Infine piomba nell'oggi, in un mondo diverso, molto diverso.
Molti personaggi riconosceranno sé stessi e gli altri, anche quelli che non ci sono più, nelle pagine del libro che è in vendita nella libreria "Ricci" di Via Chiodo, "Il Contrappunto" di via Galilei e, su ordinazione, Feltrinelli e Mondadori in tutta Italia nonché su Amazon.