"L'arte di viaggiare. L'Italia e il Grand Tour": questo il titolo della stupefacente mostra allestita al Museo Civico "Amedeo Lia" della Spezia. Un'esposizione volta a porre l'attenzione sul gran viaggio d'istruzione che tra settecento e ottocento prevedeva il raggiungimento dei luoghi carichi di memoria. Venezia, Firenze, Roma, Napoli ed infine il Golfo dei Poeti, queste le tappe del percorso guidato tra dipinti e pregevoli sculture. L'esposizione, che conta oltre 50 dipinti concessi al Museo Lia per l'occasione, sarà accessibile fino al mese di ottobre e consentirà ai visitatori di immergersi nell'esperienza del grandtourist.
La presentazione della mostra allestita da Emanuele Martera è stata effettuata questa mattina, alla presenza dal Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini e della dirigente ai servizi culturali Rosanna Ghirri, sotto la scrupolosa guida di Andrea Marmori, con il contributo di Barbara Viale.
"Una mostra che ci fa fare un viaggio nel tempo, nella storia e nella cultura italiana ed europea - ha dichiarato entusiasta il Primo Cittadino. - Venezia, Firenze, Roma, Napoli e, successivamente, il Golfo dei Poeti, per un viaggio tra incredibili opere che fanno trasparire il significato più profondo della nostra storia. Rappresenta, inoltre, una splendida occasione per ammirare dipinti unici, approfondire la conoscenza delle nostre collezioni e percorrere le orme dei giovani rampolli dell'aristocrazia europea, conquistati dalla bellezza di luoghi unici al mondo".
"La mostra nasce da un desiderio collettivo e da oltre un anno di lavori, con l'obiettivo di valorizzare la collezione del Lia e metterla in risalto - ha aggiunto Marmori. - Il Museo Lia, già di per sè, al suo interno ha un forte ed importante nucleo rappresentato dai vedutisti. Noi abbiamo cercato di riproporre l'emozione del Grand Tour e portarla agli occhi dei visitatori".
La mostra nel dettaglio:
L'Italia era il paese della memoria e il gran giardino di Europa, e anche il golfo e la sua Città diventano meta, pur tardiva, di questi colti pellegrinaggi, una vera attrazione naturale in quanto, come afferma John Ruskin nel 1845 quando qui giunge al chiaro di luna, nessun altro luogo è «destinato all'acquarello» quanto questo. La mostra è pertanto un'ulteriore occasione di valorizzazione della collezione Lia, posta in dialogo con straordinarie opere in prestito provenienti da tutta Italia, fra gli altri, dalla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma, dai Musei Civici di Padova, dal Museo di Roma e dalla Collezione d'Arte della Fondazione Cariplo.
Roma, Venezia, Firenze, Napoli: sono queste le quattro tappe che il visitatore della Mostra, trasformandosi nel grandtourist dell'Ottocento, scoprirà in un allestimento completamente inedito e immersivo attraverso un'esperienza estetica straordinaria.
L'esposizione infatti prende l'avvio con il ritratto del grandtourist, figurato nella grande tela di Pompeo Batoni proveniente dalla Galleria Nazionale di Palazzo Barberini, e le ragioni per le quali si intraprendeva il gran viaggio. La mostra comprende una cinquantina di opere tra dipinti, sculture e oggetti e coinvolge, infatti, tutto lo spazio museale prendendo avvio da un nucleo di opere collegate direttamente o di riflesso al Grand Tour conservate al Museo Lia. La sezione dei dipinti settecenteschi si compone difatti di importanti episodi figurativi che illustrano massimamente due delle soste irrinunciabili per i viaggiatori del XVIII secolo, Roma e Venezia, modelle infaticabili offerte allo sguardo stupefatto del visitatore erudito. Cartoline di gran lusso, ricordi effettivi dei viaggi compiuti, le tele, come è noto, ritraggono tanto veritieri scorci di paesaggio, evidenziando l'archeologia a Roma e l'acqua e la luce a Venezia, quanto improbabili panorami dove vengono concentrati monumenti fra loro distanti ma riuniti per la delizia del committente: paesaggi e capricci.
Oltre a Venezia e Roma, Firenze e Napoli erano tappe irrinunciabili da raggiungere nel corso del viaggio di istruzione, la cui durata poteva anche essere annosa, e i monumenti qui osservati divenivano, per via della loro figurazione, testimoni muti ma eloquenti delle esperienze trascorse. In particolare il fascino di Ercolano e Pompei aveva dato ulteriore lustro al golfo di Napoli e al suo territorio, e dalla metà dell'Ottocento a Pompei divenne sistematica la presenza, a fianco degli archeologi, di disegnatori al servizio della Direzione degli Scavi a cui era affidata la documentazione degli apparati decorativi riscoperti. Il sito era poi meta costante di architetti e artisti in formazione nonché di numerosi pittori di vedute; tra questi Vincenzo Loria (1849 - 1939) che realizzò il cospicuo nucleo di acquerelli a tema pompeiano, di proprietà dei Musei Civici della Spezia. Loria fu anche autore di una serie di tavole commissionategli dall'esperto di archeologia pompeiana Antoni Niccolini per illustrare la monumentale opera Le case e i monumenti di Pompei, edita a Napoli nel 1887 e poi diffusa nelle principali biblioteche, musei, facoltà universitarie e case reali dell'epoca. Inoltre, su incarico del Ministero della Pubblica Istruzione Antonio Scialoja, Loria produsse illustrazioni didattiche sull'arte pompeiana da distribuire presso licei e facoltà universitarie italiane.
Firenze, culla del Rinascimento, e la Toscana in generale erano mete consuete per il grandtourist, in particolar modo a partire dalla fine del XVIII secolo per consolidarsi nel corso del XIX. Transito obbligato per chi voleva raggiungere Roma e la sua maestà artistica, Firenze offriva il suo splendido campionario rinascimentale, la dolcezza dei suoi colli e l'armonia della campagna perfetta. Le grandi Collezioni museali erano tappa doverosa, alle quali si aggiungevano per il viaggiatore più esperto ed esigente le favolose quadrerie private, se raggiungibili. Certamente gli Uffizi erano lodati sopra ogni altro luogo in città, in particolar modo la Tribuna, la splendida stanza ottagonale progettata da Bernardo Buontalenti tra il 1581 e il 1583 con lo scopo di "tenere le più preziose gioie ed altre delizie onorate e belle che abbi il Granduca": qui tra le opere d'arte la più celebrata era la Venere Medici, posta strategicamente al centro di quello spazio.
Accanto a questa sezione principale, trova luogo un percorso che illustra la scoperta e l'interesse turistico del Golfo della Spezia e della Riviera con il suo immediato entroterra.
Proprio l'acquerello di Turner e Girtin compreso nelle collezioni del Museo, ritraente un tratto di riviera spezzina, diviene anello utile a introdurre questa sezione poste in dialogo con un altro cospicuo nucleo materiale di altre Collezioni civiche. In particolare, la raccolta di dipinti di Agostino Fossati esposta nella contigua Palazzina delle Arti costituisce un capitolo di particolare pregio utile a illustrare il territorio e la Città.