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Domenico Chiodo: dalla costruzione dell’Arsenale al rapporto con la città In evidenza

di Anna Mori – Lo ricordiamo e raccontiamo nel bicentenario della sua nascita.

Si celebra oggi il bicentenario della nascita di Domenico Chiodo, nato a Genova il 30 ottobre 1823, generale e architetto italiano, ufficiale del Genio militare. Progettò l’Arsenale della Spezia e di Taranto e curò l'ampliamento di quello di Venezia.

La nascita dell’Arsenale della Spezia

Nel 1851 Domenico Chiodo fu inviato in Inghilterra per svolgere uno studio. Cavour, infatti, sosteneva la costruzione di un arsenale alla Spezia, che sostituisse quello di Genova e fosse più rispondente alle necessità della forza marittima sarda in espansione. Cavour aveva affidato il progetto, che prevedeva l’edificazione dell’arsenale al Varignano, all'ingegnere inglese di fama mondiale I. M. Rendel, pensando di farlo affiancare da Chiodo, ufficiale brillante.

Domenico Chiodo nel 1857 venne destinato alla Spezia, dove fu istituita una direzione del Genio militare, con il mandato di costruire l'arsenale marittimo progettato dal Rendel, morto l'anno precedente.

Chiodo, fin da subito, si convinse che la zona in fondo al golfo, tra La Spezia e Marola, si prestasse meglio a far fronte alle rinnovate esigenze del neo Stato italiano che, dopo l'Unità, necessitava di un arsenale più grande rispetto a quello genovese. Cavour acconsentì e gli affidò la redazione di un progetto di massima, che venne completato in quattro mesi. Nell'aprile 1860, dopo un sopraluogo, Cavour lo approvò chiedendone la stesura definitiva, presentata il 1° aprile 1861.

Rimanevano da superare alcune opposizioni in Parlamento. Inoltre, la morte improvvisa di Cavour rallentò temporaneamente il progetto, che tuttavia divenne legge il 28 luglio 1861. Il Governo stanziò 36 milioni di lire.

Dal 1861 al 1869 l’impegno di Chiodo fu ininterrotto: per il suo lavoro si avvalse anche degli studi del geologo spezzino Giovanni Capellini che, nel 1863, redasse e pubblicò la carta geologica del territorio della Spezia.

La costruzione non fu assolutamente facile: si dovettero far arrivare alla Spezia le attrezzature necessarie, trovare imprese in grado di realizzare l’opera, espropriare i terreni, seguire complicati iter burocratici, affrontare emergenze, come l’inondazione che nel 1863 vanificò gran parte del lavoro.

Il 28 agosto 1869 l'arsenale fu inaugurato. La fama di Chiodo crebbe, sia a livello nazionale che internazionale, venne addirittura invitato a presenziare nel novembre 1869 alla cerimonia d'apertura del canale di Suez. Al suo ritorno in Italia avvertì i sintomi della malaria. Morì alla Spezia il 19 marzo 1870, venne sepolto a Genova, nel cimitero di Staglieno.

La città della Spezia lo ha voluto ricordare con un monumento realizzato dallo scultore genovese Santo Varni.

Il rapporto tra Chiodo e la Città della Spezia

Ma quale fu il rapporto tra Domenico Chiodo e la Città della Spezia? Lo abbiamo chiesto all’Ammiraglio Silvano Benedetti, ex Direttore del Museo Tecnico Navale.

“E’ giusto che oggi gli spezzini ricordino la figura di Domenico Chiodo, Padre della città della Spezia. Un personaggio straordinario per chiarezza di pensiero, determinazione e limpidezza d’animo. Riuscì a far convivere le esigenze dello Stato e quelle della comunità locale, trovando soluzioni che venissero incontro alle aspettative della popolazione, instaurando un rapporto di fattiva collaborazione con le autorità locali.

Alla morte di Domenico Chiodo, il Consiglio Comunale della Spezia si sentì in dovere di inviare il sindaco a presentare le condoglianze ufficiali della cittadinanza alla vedova, di proclamare il lutto cittadino, sospendere l'inaugurazione del Teatro Civico, rendere solenni onoranze funebri, assegnare la cittadinanza onoraria, intitolare a lui una via centrale e una piazza, erigere un monumento e emettere una medaglia commemorativa.

Questo la dice lunga sulla statura morale e sulla vicinanza del Generale Chiodo alla città e alle sue esigenze, ma anche sull’affetto e la stima che l’intera città nutriva per lui, come dimostra la motivazione della cittadinanza onoraria conferitagli nel 1870:

Illustre generale, se questa parte del golfo veniva dal Regio Governo prescelta a sede dell'Arsenale Militare Marittimo, se i grandiosi lavori che da quasi due lustri vanno eseguendosi, hanno arrecato alla città di Spezia un incremento ognor progressivo di popolazione, floridezza e Commercio, del fausto avvenimento e degli immensi vantaggi, che a noi specialmente ne derivano, il merito principale devesi attribuire a Voi che ispiraste, a Voi che dirigeste, a Voi che rimuovendo ogni ostacolo, con instancabile zelo assicuraste la vita di questo massimo centro della forza marittima del Regno.

Quest'opera, che per le sue proporzioni colossali e per la sua perfetta esecuzione forma già l'orgoglio della nazione, riesce in pari tempo uno splendido monumento della mente vostra elevata e del vostro pratico senno. Merito cotanto, unito alla soavità e modestia del vostro carattere e ai dubbi e ripetuti segni del vostro interessamento a prò di questa città, mossero il Consiglio Comunale in seduta del 16 novembre 1869 a rendersi interprete dei sentimenti di riconoscenza ed ammirazione ond'è compresa l'intera popolazione, acclamandovi Cittadino di Spezia…

Ma già alcuni anni prima, a soli due anni dall’inizio dei lavori per la costruzione dell’Arsenale, il rapporto tra Chiodo e la città era molto stretto, tant’è che il Consiglio Comunale il 6 luglio 1864 decise di esprimergli la propria riconoscenza per aver fatto approvare la realizzazione di un nuovo viale alberato con controviali, l’attuale Viale Italia, in luogo di quello perduto che conduceva a Marola e che era stato immortalato da Agostino Fossati pochi anni prima.

Chiodo viene oggi a torto ricordato soltanto come ideatore e realizzatore dell’Arsenale, scordando che il suo progetto era ben più ampio dell’area militare e comprendeva anche lo sviluppo della città. Il primo piano regolatore porta il suo nome, come ricorda il documento del Consiglio Comunale in data 6 luglio 1864, sopra citato.

Anche la scelta della posizione della statua in sua memoria, voluta dalla popolazione, non è casuale: di fronte all’ingresso monumentale dell’Arsenale, Porta Principale, all’inizio della via che conduce verso la città, alla quale fu assegnato il suo nome. Una sorta di collegamento ideale tra la città militare e la città civile, di cui Domenico Chiodo fu protagonista, oggi simboleggiato dalla sua statua, non a caso rivolta verso la città.

Il suo progetto trasformò un’area agricola arretrata in una zona industriale che utilizzava la tecnologia più avanzata dell’epoca; in pochi anni gli spezzini passarono dalla vanga alla draga a vapore.

Un salto culturale e tecnologico inimmaginabile e irreversibile che vide sorgere un arsenale 14 volte più vasto del borgo medievale, attorno al quale crebbe presto una città che passò, in sessant’anni, da 6.500 a 100.000 abitanti.

Per capire la grandezza del progetto di Chiodo basti dire che l’Arsenale della Spezia è stato considerato una delle due più grandi opere di ingegneria compiute in Italia nei primi dieci anni dall’unità del Paese (l’altra è il traforo del Moncenisio) ed una delle due più grandi opere di ingegneria marittima del XIX secolo (l’altra è il Canale di Suez).

Se Vittorio Emanuele II, Camillo Benso di Cavour e Giuseppe Garibaldi furono i ‘Padri della Patria’, coloro che riuscirono a unificare il Paese e liberarlo dal giogo straniero, per gli spezzini deve avere un posto particolare nella memoria Domenico Chiodo, in quanto ‘Padre della città’.

Caso ha voluto che la sua vita avesse fine proprio alla Spezia nel giorno della festa cittadina di San Giuseppe, il 19 marzo 1870.

Significativa anche l'iscrizione della medaglia commemorativa emessa dal Comune della Spezia in sua memoria: ‘Aggiunse ai monumenti d'Italia l'arsenale di Spezia’.”

Fonte bibliografica: "Arsenale: Storia, Tecnica e Persone" di Silvano Benedetti e Andrea Pavan.

Fotografie in copertina dalla collezione privata dell'Ammiraglio Silvano Benedetti.

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