La recente scomparsa di Emilio Doni, già docente di fisica all’Università di Pisa e stretto collaboratore della parrocchia di Santa Maria di Sarzana, ha consentito, grazie alle sue ultime volontà, di rendere pubbliche alcune preziose opere d’arte contenute nella sua dimora di famiglia, il palazzo Tusini - Doni di via Mazzini, proprio davanti all’episcopio.
Scomparso senza eredi, infatti, Doni ha devoluto tutti i suoi beni per la costituzione di una fondazione denominata “InCaSa”, acronimo di “Iniziative di Carità in Sarzana”. La fondazione si è già formata e quanto prima verranno illustrati il suo programma e le iniziative già intraprese.
Nel frattempo, la sezione di Sarzana del Museo diocesano, guidata da Paolo Bufano e da Paola Sisti, consultata dalla fondazione per una valutazione attenta delle opere d’arte conservate nel palazzo, ha allestito un primo interessante evento culturale: l’esposizione in sede museale della “quadreria” Tusini - Doni, collezione privata degli avi materni di Emilio Doni. Saranno una decina i quadri presentati al pubblico sabato 1° luglio, alle 18, nella sede di piazza della Firmafede, dove rimarranno esposti sino alla fine dell’estate.
L’appuntamento si aprirà con un intervento di monsignor Piero Barbieri, presidente della fondazione “InCaSa”. Seguiranno due relazioni, una storica di Egidio Banti, presidente del centro culturale “Niccolò V”, ed una artistica di Barbara Sisti, direttrice del Museo. L’occasione sarà propizia per delineare i temi del collezionismo artistico e della committenza privata nella Sarzana dell’Ottocento: periodo di grandi cambiamenti sociali e di notevoli arricchimenti da parte delle famiglie borghesi, ma anche di preoccupata attesa per l’”ascesa” della vicina Spezia, dopo il sorgere in quella città dell’Arsenale militare. Di particolare significato è certamente la figura di Luigi Tusini, bisnonno di Emilio Doni, figura sinora poco conosciuta e poco studiata. I documenti reperiti nell’archivio della famiglia lo indicano invece come un vero e proprio “regista” della comunità civile di Sarzana, della quale fu anche sindaco nel 1890. In precedenza, era stato a lungo stretto collaboratore e amministratore diocesano, sia con i vicari capitolari del periodo di sede vacante, sia poi con i vescovi Giuseppe Rosati e Giacinto Rossi.