La presentazione a Tellaro del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, organizzata dalla Società di Mutuo Soccorso, è stata l’occasione per riflettere sul Sessantotto lericino.
Giorgio Pagano, dialogando con Stefania Novelli e con gli intervenuti, si è soffermato sul legame tra la Lerici degli anni Sessanta e quella del Sessantotto, perché “l’esplosione” del Sessantotto fu incubata lungo tutto il decennio:
“Il Sessantotto veniva da lontano, dai fermenti e dai disagi degli anni Sessanta. La crisi della scuola e quella della fabbrica portarono alla ribellione degli studenti e degli operai.
Gli studenti ripresero la parola. L’8 giugno 1961 Valeria, studentessa di Pitelli, scrisse una lettera a un giornale dopo aver visto gli operai del Muggiano sfilare in corteo, il primo a Spezia dopo molti anni. Dalla lettera scaturì il primo incontro nazionale tra studenti e operai.
Le lotte studentesche culminarono nelle occupazioni delle scuole superiori nel dicembre 1968, precedute, a febbraio, da quella del Liceo Scientifico. Tantissimi studenti lericini vi presero parte.
Nel 1962 iniziò la lotta per salvare il Muggiano: una difesa epica, che durò tutto il decennio. Nel 1965, nel 1967, nel 1969 si tennero scioperi memorabili. La lotta si intrecciò con i temi del miglioramento della condizione operaia. Il ‘capo’ degli operai del Muggiano, Dino Grassi, era un santerenzino.
Anche alla Pertusola, dove le condizioni lavorative erano ancora peggiori, vi furono grandi lotte. Il ‘capo’ degli operai era il lericino Ovidio Iozzelli.
La vita culturale a Lerici era fervida. Nel 1968 nacque la Scuola Alberghiera, diretta da Enrico Calzolari. Anche la politica locale svoltò: nel 1969, dopo due anni di Giunta DC-PSI-PRI, tornò la Giunta di sinistra PCI-PSI, con in più il PRI. Fu decisivo Pietro Di Sibio, repubblicano ‘anomalo’”.
Alla fine degli anni Settanta le idee del Sessantotto furono sconfitte, ha detto Pagano, perché non trovarono interpreti politici: “la crisi della sinistra nacque allora”.
Pagano ha concluso con una riflessione personale:
“Ricordo la straordinaria partecipazione ai funerali di ‘Madì’, la ‘regina del castello’: il popolo di Lerici, gli intellettuali, i ragazzi con il sacco a pelo… Dopo l’orazione funebre la bara fu portata a spalle tra due ali di folla, mentre la banda suonava sommessamente ‘Bandiera rossa’. Intuivo che quel giorno finiva, con ‘Madì’, l’originalissimo comunismo lericino. Con i funerali di Enrico Berlinguer, nello stesso anno, la perdita fu irreparabile e più generale: la chiusura di una storia. Oggi resta la consapevolezza delle potenzialità di una parte del passato. Le speranze dei vinti possono ancora essere utili perché nascano le utopie del Ventunesimo secolo”.