Serata “magica” domenica a Corniglia, dedicata agli anni Sessanta e al Sessantotto in un luogo simbolo di quegli anni, largo Taragio, dove Michelangelo Pistoletto, Maria Pioppi e gli altri componenti il gruppo “Lo Zoo” diedero vita, tra maggio e ottobre 1969, ogni giorno dalle 16 alle 19,30, all’azione “La ricerca dell’Uomo nero”: un metodo di lavoro teatrale concepito al fine di permettere a ciascuno la massima partecipazione creativa e di creare il coinvolgimento della comunità dei residenti. Già nel 1968, a Vernazza, “Lo Zoo” aveva dato vita a “L’uomo ammaestrato”, una parabola sull’alienazione ispirata a “L’uomo a una dimensione “di Marcuse.
Giorgio Pagano, autore del libro “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” e Pistoletto hanno rievocato, conversando tra loro, la “rivoluzione culturale” degli anni Sessanta.
“Le ribellioni -ha detto Pagano- sono vissute intensamente, sono preparate e producono a loro volta svolte estetiche. La vicenda dello ‘Zoo’ si colloca in un contesto internazionale, caratterizzato dall’Arte povera, dal Living Theater, dalla controcultura musicale, dal Nuovo Cinema, dalla sperimentazione e dal confronto tra più linguaggi e saperi. A Vernazza e a Corniglia si respirava a pieno la grande cultura internazionale”.
Pistoletto ha accennato alla “rivolta libertaria simboleggiata dal leone in gabbia dello ‘Zoo’” e all’”utopia dell’annullamento della separazione tra arte e vita, simboleggiata dai miei ritratti fotografici di allora”. A Corniglia, ha raccontato l’artista nella testimonianza nel libro di Pagano, “si stabilì un rapporto straordinario con gli abitanti, come se fossimo una grande famiglia socio-artistica… fu anche un progetto politico alternativo di vita comunitaria”.
Pagano ha messo in evidenza il rapporto dell’esperienza dello “Zoo” con quella più generale del Sessantotto: “Nel Sessantotto covava la speranza, che era la linea teorica del progetto dello ‘Zoo’. Il Sessantotto fu una rivolta etica e libertaria, come quella dello ’Zoo’. La ricerca di un nuovo rapporto tra arte e vita era un tutt’uno con quella degli studenti per un nuovo rapporto tra scuola e vita e per nuove relazioni intersoggettive. Un altro tratto comune fu il rapporto tra l’io e il noi: il collettivo era per esistere come persona nuova”.
Infine una riflessione sull’oggi: “Il Pistoletto di oggi c’era già allora -ha detto l’artista-, furono gli anni del passaggio verso quel rapporto arte-società che ha caratterizzato tutta la mia opera successiva. L’’Zoo’ è l’antefatto di tutto quello che è venuto dopo. Oggi le grandi organizzazioni politiche sono indifferenti, meglio agire in modo capillare, partendo dalle singole comunità. La grande novità è il rapporto con la Natura. Allora eravamo ‘sviluppisti’. Dopo il Paradiso Naturale, dove tutto è regolato dall’intelligenza della Natura, abbiamo avuto il Paradiso Artificiale, quello sviluppato dall’intelligenza umana. La collisione tra queste due sfere è ormai in atto. Per evitare la catastrofe si deve concepire il progetto globale che chiamo Terzo Paradiso, una nuova armonia tra il primo e il secondo”. Pagano si è detto d’accordo: “abbiamo bisogno di un ritorno in forme nuove dell’umanesimo di allora, un umanesimo non più antropocentrico, che riconosca la Natura come un soggetto avente diritti”.
Pagano si è infine soffermato sugli altri intellettuali presenti a Vernazza e a Corniglia in quegli anni, da Aldo Trionfo ad Alighiero Boetti, e sul rapporto di interscambio con i giovani dei due borghi: “capimmo che oltre la vigna e la barca esistevano altre maniere di vivere”, ha raccontato nel libro Pierino Moggia, recentemente scomparso, che Pagano ha ricordato con commozione.
La serata è stata resa ancora più “magica” dagli intermezzi musicali di Manuel Picciolo e dalla proiezione del video “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”, del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia.