Commozione e cordoglio anche nel Comune di Levanto, tra amministratori e personale, per la scomparsa di Giovanni Busco.
Protagonista della scena politica dagli anni ’70 fino al 1990, “Gianni” aveva ricoperto le cariche di vicesindaco e assessore all’Urbanistica, ai Lavori pubblici e alla cultura nelle giunte guidate dall’onorevole Pietro Zoppi, e quando terminò il suo percorso istituzionale entrò nello staff del sindaco Marcello Schiaffino come responsabile dei progetti speciali.
Un incarico di collaborazione, quest’ultimo, che ha sempre svolto con particolare entusiasmo e competenza grazie alla sua passione per i beni artistici e storici, che ha potuto arricchire nel corso degli anni anche lavorando al fianco di docenti universitari (in particolare i professori Tiziano Mannoni, di cui si considerava “allievo autodidatta”, e Massimo Quaini), insieme ai quali ha curato studi, ricerche e la pubblicazioni sul territorio levantese, diventando poi membro dell’Iscum (Istituto per la cultura materiale) di Genova. Un punto di riferimento, quindi, per la comunità levantese, non solo istituzionale. Durante i suoi mandati e il suo incarico come collaboratore, la cittadina ha conosciuto un periodo di trasformazione e di vivace fermento culturale, diventando centro di ricerche archeologiche e storiografiche, ospitando numerosi convegni, dando alle stampe libri e guide sul territorio e sulla sua ricchissima presenza di opere d’arte.
Ma l’attività di Busco non si è limitata alla ricerca e alla divulgazione: da amministratore ha curato direttamente alcuni tra i più significativi interventi di riqualificazione del tessuto urbano: dal Piano regolatore del 1974 alla pavimentazione di via Guani, via Garibaldi e piazza del Popolo, dal recupero dell’Ospitalia del mare al ripristino dell’aspetto originario delle facciate dei palazzi medievali del centro storico. Nel 2017 il Comune lo insignì della medaglia di Sant’Andrea, il riconoscimento attribuito ai levantesi che si sono particolarmente distinti nelle attività legate al volontariato, al sociale e alla promozione dell’identità della comunità locale.
“Durante lo svolgimento degli assessorati che gli sono stati affidati – è scritto nella motivazione - ha contribuito in maniera decisiva al rilancio della politica culturale nel nostro paese, costituendo dal nulla una rete di collaboratori nelle più svariate discipline: dalle università alle soprintendenze, dagli istituti culturali ad artisti, collaboratori e studiosi specializzati che hanno contribuito alla più vasta opera di recupero di emergenze architettoniche ed opere d’arte mai vista prima. Anche da privato cittadino ha coronato la propria attività di studioso con la pubblicazione di numerose opere di storia locale e non, che hanno contribuito a fare conoscere Levanto ben oltre i suoi confini. Ha rappresentato e rappresenta tuttora un punto di riferimento assoluto per la storia del nostro paese”. Da parte della giunta, un grazie a Gianni per quanto fatto per la sua comunità e le più sincere condoglianze alla moglie e ai figli.