“Matrice” come la propria città, madre sempre presente nelle opere e nella vita di Jacopo Benassi, spezzino “doc”, di Piazza Brin, dove ha gestito per anni un locale di musica e che, oggi, è un artista poliedrico di fama internazionale: pittore, scultore, ma soprattutto, per sua stessa ammissione, fotografo, che “ha imparato a guardare” grazie a un grande maestro, Sergio Fregoso.
Si intitola infatti proprio “Matrice” la mostra, curata da Antonio Grulli, inaugurata sabato 9 aprile nella sede della Fondazione Carispezia di via Chiodo 36 e che sarà visitabile fino al 31 luglio, tutti i giorni, da martedì alla domenica, dalle 16 alle 21 (fino alle 22 nei mesi di giugno e luglio) con ingresso libero. A partire da martedì 10 maggio, ci saranno poi una serie di incontri collaterali alla mostra nella sede della Mediateca che è dedicata appunto a Sergio Fregoso.
Organizzata da Fondazione Eventi, la mostra ha previsto un lungo lavoro di gestazione, a tal punto che, come ha detto Benassi, oggi per lui è stato un po’ come “un funerale”, visto che è terminata la fase creativa vera e propria: nella sala centrale della Fondazione, nelle settimane scorse, è stata costruita una struttura in cartongesso dalla forma triangolare, che ricorda l’utero materno, dove sono state realizzate le opere poi sezionate, assemblate ed esposte.
La mostra segue un percorso veramente inusuale, partendo dai quadri ottocenteschi di Agostino Fossati su cui si innestano le opere di Benassi, che ci raccontano una città dopo i due anni di pandemia volutamente deserta, priva della figura umana, e in cui campeggiano solo le piante. Unica eccezione, che ci riporta al titolo della mostra, l’opera dedicata alla madre, da poco scomparsa, e in cui l’uomo che si intravvede è, non a caso, il Cristo morto, simbolo di tutto il dolore del mondo.
Per informazioni: www.fondazionecarispezia.it