Si è concluso con successo il convegno di studi “Il prisma spezzino. Il Sessantotto dalla dimensione locale a quella globale”, organizzato dall’Istituto Spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ISR) e dall’Associazione Culturale Mediterraneo in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale - Ambito territoriale della Spezia.
“E’ stato un convegno di alto livello, con una buona partecipazione delle scuole, alcune delle quali proseguiranno ora il lavoro nelle classi, grazie alle ‘suggestioni didattiche’ che abbiamo offerto”, commenta Patrizia Gallotti, presidente dell’ISR.
A partire dalla microstoria - “il prisma spezzino” - si è giunti alla comprensione del Sessantotto nazionale e internazionale, grazie al contributo di storici, filosofi e studiosi provenienti da tutta Italia.
Il convegno è stato concluso da Giorgio Pagano, presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, con queste riflessioni:
“Possiamo ancora ritenerci ‘contemporanei’ del Sessantotto: le sue vicende attraggono anche oggi il nostro interesse perché mostrano come i nostri ‘contemporanei’ di allora hanno reagito a sfide che in parte sono anche nostre.
Come negli anni Sessanta, per esempio, anche oggi viviamo in un mondo costantemente sottoposto alla minaccia della sua autodistruzione nucleare. Come tutti gli altri, anche il Sessantotto è un passato irripetibile. Contiene però lezioni che aiutano a decifrare il mondo in cui viviamo.
Se ieri il Sessantotto guardava al sistema come una minaccia da combattere con la solidarietà globale e il sogno di una civiltà fraterna universale, oggi - quando il sistema si è rivelato diverso ma per certi aspetti anche peggiore di quanto immaginato dai contestatori - si rinuncia persino a elaborarne una ‘teoria critica’”.
Il Sessantotto fu il tentativo di una reazione culturale umanista all’avvento di un mondo sempre più consumista, tecnologizzato, disumanizzato. E’ proprio questa la sua più importante eredità, più che mai attuale: una spinta verso il nuovo umanesimo che stiamo ancora cercando. Un umanesimo, questa volta, non antropocentrico, che metta al centro l’unità tra uomo e natura”.