Il secondo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” ha fatto tappa anche a Varese Ligure, per iniziativa del Comune e della Pro Loco. Il Sindaco Giancarlo Lucchetti e lo storico Getto Viarengo hanno dialogato a tutto campo con Giorgio Pagano: sulle lotte studentesche e su quelle operaie, sulle risposte delle due principali forze politiche del tempo, DC e PCI, alle istanze del Sessantotto, fino ai riflessi di quel movimento in una realtà isolata com’era allora la Val di Vara.
“La rivolta studentesca e la rivolta operaia ebbero una caratterizzazione analoga: l’antiautoritarismo, la lotta per la giustizia sociale, la fratellanza, cioè la voglia di essere liberi e la voglia di stare insieme. Furono rivolte contigue anche dal punto di vista comportamentale: partivano dalla soggettività per approdare alla dimensione comunitaria, il collettivo era per esistere come persona nuova. Fu una “rivoluzione” esistenziale, culturale, morale. Con aspirazioni profonde, quasi antropologiche. Forse proprio per questo non poteva durare a lungo. Ci furono comunque limiti sia del movimento che delle forze politiche che avrebbero dovuto interpretarlo. Nel movimento ci fu una ripresa dei vecchi strumenti organizzativi e delle vecchie nozioni: il Sessantotto rifluì nelle vecchie idee contro cui si era battuto. D’altro lato le pulsioni vitali del movimento non riuscirono ad entrare nel patrimonio genetico delle varie forze politiche. Tutte le culture politiche, nel medio periodo, fallirono. Nella DC e nel PCI la strategia di Moro e quella di Berlinguer furono due tentativi di comprensione delle novità del Sessantotto e di innovazione della politica dei rispettivi partiti: ma entrambi furono sconfitti alla fine degli anni Settanta. Cominciò l’egemonia di un altro pensiero, di un’altra idea della modernizzazione: quella liberista”.
“Anche in Val di Vara -ha concluso Pagano- il Sessantotto lasciò comunque segni difficili da cancellare. Un documento del 1° gennaio 1969, firmato da cinque parroci della zona, Angelo Carabelli, Guido Corradini, Sandro Lagomarsini, Franco Martini e Mario Perinetti, denunciò le bocciature e gli abbandoni nelle scuole elementari dell’Alta Val di Vara. Nell’estate del 1970 si tenne a Varese Ligure una manifestazione contro le bocciature nella scuola elementare, organizzata dal doposcuola di Càssego, che fece epoca. La ‘lunga marcia nelle istituzioni’ teorizzata dall’esponente del movimento studentesco tedesco Rudi Dutschke non si realizzò come progetto politico, ma fu praticata ovunque da molte persone e associazioni: come per esempio la maestra Linda Merciari, il cui diario, che si dipana dagli anni Cinquanta agli anni Novanta lungo tutta l’alta Val di Vara, è una preziosa testimonianza di ‘militanza pedagogica’ e di cambiamento della scuola dal basso”.