Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” è stato presentato con successo a Brugnato, nell'ambito delle Summer Nights del 5Terre Outlet Village - è seguito il concerto “Sulle note di Louis Armstrong”-, a Sarzana nell’ambito di “Libri per strada” e a Ponte di Arcola, al Circolo ARCI Guernica.
Le discussioni hanno spaziato a tutto campo sugli anni Sessanta. A Sarzana ci si è soffermati anche sul ruolo di Sarzana e dei sarzanesi.
“Nel libro si discute la tesi secondo cui Spezia fu più vivace culturalmente e Sarzana più vivace politicamente” ha affermato Giorgio Pagano, per il quale in realtà “il quadro è più sfaccettato”: “è vero che Spezia ebbe le riviste, il teatro di Pischedda e Acanfora, il cinema di Ungari e Ferrini, le librerie di Del Santo e Rescio, Sergio Fregoso, il Sindacato artisti e il Circolo Il Gabbiano nel campo delle arti visive, e così via, ma anche Sarzana ebbe una sua vitalità culturale, dal Circolo I Provinciali al cineforum dei cattolici, dalla FUCI di padre Damarco alle iniziative della Biblioteca comunale”, mentre dal punto di vista politico “il Sindaco Ranieri fu vicino come pochi agli studenti, e la nascente sinistra extraparlamentare era forse più creativa di quella spezzina” ma a Sarzana “non c’erano le fabbriche, meno ricca era dunque l’esperienza del sindacato”.
“La verità - ha continuato Pagano - è che la realtà provinciale era una sola, con molti interscambi interni, e con una coscienza ‘planetaria’: perché anche da noi mai si parlò così diffusamente del mondo come in quel decennio”.
A Ponte di Arcola si è discusso anche del movimento degli studenti e delle “grandi occupazioni” delle scuole superiori nel dicembre 1968, presenti nel pubblico docenti e studenti dell’Istituto per Geometri Cardarelli. Per Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “le occupazioni furono un’esperienza con un forte collante emotivo, il simbolo di una ‘rivoluzione’ esistenziale, culturale e sociale all’insegna dell’autogestione studentesca”, ma va evidenziata l’originalità dell’occupazione del Cardarelli e delle esperienze successive di quella scuola, che fu “un laboratorio di cogestione, con un confronto serrato tra gli studenti e un gruppo di insegnanti progressisti, che non si realizzò in nessun’altra scuola spezzina”.
Il movimento degli studenti medi, ha sottolineato Pagano, “fu in Italia più interessante e più partecipato del movimento universitario”, mentre “l’altra caratteristica del Sessantotto italiano fu il movimento degli operai”. “L’originalità del Sessantotto italiano sta in questa varietà dei soggetti protagonisti: non tanto gli universitari, quanto i medi e gli operai -ha concluso- proprio per questo La Spezia, città non universitaria, fu importante nella storia del Sessantotto”.