È difficile realizzare un film. Ma ancora più difficoltosa è la stesura di una sceneggiatura che possa non risultare scontata. Faticoso, invece, è riuscire a scoprire e catturare sfumature storiche e reali del luogo in cui si decide di girare, soprattutto se la trama ha un’ambientazione non di fantasia. È il dopoguerra, quello della Liguria di Levante, dove le persone, stremate dal periodo bellico della Seconda Guerra Mondiale, vivono di quello che la terra e il mare possono offrire. Altri uomini, quelli più giovani, partono da Genova per cercare fortuna in Canada o in Argentina, perché la guerra non ha risparmiato nessuno e il futuro è da ricostruire.
C’è il coraggio di rialzarsi, la forza di affidarsi alla terra e al mare, beni meravigliosi che non tradiscono mai e di cui la Liguria può andare fiera.
E poi ci sono le storie, quelle del nostro passato, che insegnano a capire chi eravamo. Da qui, la domanda importante è: oggi che cosa siamo? Il risultato del passato dei nostri antenati? Oppure i figli di una tecnologia che invece di avvicinarci ci ha allontanato?
È il quesito che si è posto lo sceneggiatore, nonché regista, del film Al di là del mare, che verrà girato a settembre nel Levante ligure.
La fantasia, quella che oggi è stata sostituita dalla televisione e dai social, fondamentale per crescere e, perché no, per sperare in un mondo migliore, accompagna tutta la vicenda del film.
Ormai sono rimasti pochi coloro che custodiscono i racconti della loro infanzia. E, proprio queste persone, hanno raccontato a CarloAlberto Biazzi aneddoti importanti per poter scrivere la sua storia.
Fino agli anni Cinquanta, i più anziani tramandavano ai giovani antiche storie durante le lunghe serate invernali di fronte ai camini delle case povere. Questi racconti provengono dalla notte dei tempi: sono le favole, le canzoni, le ninne nanne e la saggezza contadina insita nei detti e nei proverbi.
Proprio da qui, Biazzi ha voluto scrivere la sua sceneggiatura, partendo da un nonno, una figura che lui non ha avuto la fortuna di conoscere, e del quale ha sempre sentito la mancanza.
E poi il suo desiderio di raccontare un luogo, con le sue peculiarità, i suoi accenti, i suoi cibi, la sua gente e i suoi costumi. E così ci inoltriamo in un paese dell’entroterra, dove troveremo il mercante, la donna che prepara la zuppa di pane, il padre di famiglia che parte in cerca di fortuna, la sofferenza e il peso di essere adulti in un mondo devastato e la voglia di vivere di un bambino che, attraverso i racconti del nonno, impara a conoscere un mondo che non ha mai visto.
«Uno dei miei nonni era un partigiano, credeva nella libertà, l’altro ha capito che la terra non lo avrebbe tradito e le ha dato fiducia. Si chiamavano Fiorino e Giovanni, da loro avrei imparato molto. Forse il bambino del film sono io» dice il regista.
In un mondo che sta perdendo lentamente il senso dei sentimenti più puri, che da per scontato anche un abbraccio, Al di là del mare vuole raccontare l’importanza dei sogni, dei ricordi, delle speranze e del perdono.
Un cast eccezionale, da Eros Pagni a Serena Grandi, due bravissimi interpreti del nostro cinema che il regista ha voluto fortemente.
Le riprese si svolgeranno da Biassa a Lerici, passando dai boschi del colle del Telegrafo e qualche ripresa in Toscana.