La Mediateca “Sergio Fregoso” si è riempita per la presentazione del primo volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”. Molte persone non sono potute entrare, tanta è stata la partecipazione.
L’incontro è iniziato con la proiezione del video -curato da Roberto Celi e Gian Paolo Ragnoli- sulla Quarta Parte del libro, dedicata alle Immagini: centinaia di fotografie, ma anche cartoline, riproduzioni di opere artistiche, di volantini, manifesti, inviti, depliant, locandine. Il libro è costituito da Racconti, Immagini e Documenti, strettamente intrecciati tra loro. Ma “l’album fotografico -ha scritto la storica e critica della fotografia Monica Maffioli, autrice di una delle due Prefazioni al libro- è anche un racconto autonomo, un inedito percorso di documentazione fotografica di un tempo vissuto, di luoghi trasformati, di persone ed eventi che hanno tracciato la storia sociale ed individuale”.
Gianluca Solfaroli, storico e vicepresidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, ha definito “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”, “un libro ricco di suggestioni, che colpisce per lo stile di narrazione: una tecnica narrativa corale, polifonica, che ha dato vita ad un romanzo a più voci ma unitario”. “La ricchezza della materia trattata -ha continuato Solfaroli- è sorprendente e affascinante, grazie anche all’intreccio tra la dimensione nazionale ed internazionale e quella locale”. Il libro è dunque “una pietra miliare nella storia della città”, ma è anche “un ritornare tra i vecchi amici, per ritrovare speranze non spente”.
Paolo Pezzino, storico, Presidente dell’Istituto Nazionale “Ferruccio Parri” - Rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea ed autore dell’altra Prefazione del libro, ha parlato di “un’opera monumentale” -tenuto conto anche del secondo Volume, che uscirà a primavera-: “ma è quel che serviva”: “un libro che resta negli annali della storia della Spezia ma non solo, perché è una ricerca non solo localistica”.
La Spezia degli anni Sessanta è una città di provincia, ma dal libro emerge come “una città che ha una classe operaia con una capacità di lotta superiore a quella delle altre città, studenti vivaci, un tessuto culturale molto ricco”. “Il Sessantotto -ha proseguito Pezzino- scoppiò inaspettato ma ha radici negli anni Sessanta, per cui la scelta degli autori di scrivere un libro sul decennio è molto giusta”.
Infine gli autori. Giorgio Pagano ha spiegato il titolo del libro, che è un verso di “Dio è morto” di Francesco Guccini, “un manifesto programmatico valido ancora oggi”, scrive nel libro Beppe Carletti, fondatore dei Nomadi, che cantò la canzone alla Spezia, al Monteverdi, il 24 novembre 1967. “Mondo nuovo” e “speranza” sono parole chiave del libro, che ritornano in tantissime testimonianze. “Un mondo nuovo, una speranza appena nata” è il romanzo innanzitutto di due comunità, quella giovanile e quella operaia, ha detto Pagano: “la loro fu una rivolta etica, una lotta antiautoritaria contro la scuola nozionistica e gerarchica, contro la fabbrica caserma del fordismo, contro la famiglia oppressiva, soprattutto verso le ragazze... Si realizzò l’aggregazione di un’unità generazionale più ampia di quella anagrafica, perché comprendeva anche operai meno giovani”. Della cultura degli anni Sessanta e del 1968-1969 rimane, ha detto Pagano, “l’idea di una riforma intellettuale e morale, all’insegna della libertà, della solidarietà, dell’umanesimo e della nonviolenza. Poi lo sguardo di tutti andò altrove, ma quegli orientamenti ideali sono un lascito non trascurabile per l’oggi”.
Pagano ha concluso citando brani, imperniati sulla speranza, di due protagonisti del libro: il poeta Paolo Bertolani e il cinephile Enzo Ungari.
Per Maria Cristina Mirabello “a prendere forma è stata una piccola epopea riconducibile fondamentalmente alla parola speranza”. Se il cuore del libro rimane il biennio 1968-1969, “esso non può essere visto solo come un punto di passaggio dal prima al poi, ma piuttosto come una sorta di prisma da cui si dipartono raggi che ci consentono di gettare luce all'indietro ed in avanti, in una specie di gioco composito di rimandi e riflessioni”. Mirabello ha così concluso: “A proposito del biennio 1968-1969, l'importante è che tutti, al di là delle scadenze canoniche di certi fatti (i vari decennali che, accumulandosi, diventano cinquantennali), convergano sulla necessità di confrontarsi criticamente con essi, riconoscendo, e questo è davvero importante rispetto alle censure, amnesie, negazioni, che un'epoca è tale perché in essa è accaduto qualcosa che ha un significato, anche dopo”.
L’Associazione Culturale Mediterraneo si scusa con quanti non hanno potuto presenziare alla presentazione e ha organizzato due presentazioni nel mese di febbraio: venerdì 7 febbraio alle ore 17 alla Spezia, nella Sala Multimediale di Tele Liguria Sud, piazzale Papa Giovanni XXII; e venerdì 28 febbraio alle ore 17 a Sarzana, nella Sala della Repubblica, in collaborazione con il Circolo Pertini. Ad entrambe le iniziative interverranno, oltre agli autori, Chiara Dogliotti, Dottore di ricerca in Storia Contemporanea, e Monica Maffioli, storica e critica della fotografia.