Sarà anche un Paese di mammoni, ma l’Italia non è un Paese per mamme. Non lo è per il lavoro, sempre più difficile da conciliare con la famiglia a meno di non esser ricchi, o dotati di nonni da schiavizzare, o di ritrovarsi con i figli grandi senza averli visti crescere. Non lo è per i partner che le donne hanno a fianco, ancora così restii a condividere la fatica del lavoro di cura (figli, genitori, casa) da sfigurare malamente nel confronto con i maschi nord europei. Non lo è per i servizi che mancano, né per l’idea stessa di città. Non lo è, in ultima analisi, per un problema culturale. A dispetto di tante, troppe parole sulla maternità da parte di partiti e governi di tutti i colori, alle donne che fanno figli in Italia viene in sostanza detto: hai voluto la bicicletta? Adesso pedala. Da sola e in salita.
Ogni anno sono oltre 24mila le italiane che lasciano il lavoro per le difficoltà di conciliarlo con la famiglia. Una scelta a volte imposta o subdolamente indotta dal datore di lavoro, nonostante le leggi a sostegno della maternità, a partire dalla Costituzione. Altre volte volontaria, ma raramente vissuta con serenità. Con l’aggravante che sono le donne per prime a chiedere scusa per il disturbo, a licenziarsi o, peggio, a non fare figli. Quelle che il lavoro non lo perdono invece, lo mantengono pagando un prezzo altissimo in termini di tempo con i propri figli e di tempo per sé.
Un grande tema tutto italiano, che incide negativamente sul già basso tasso demografico (1,3 figli per donna) e sull’altissima povertà minorile (12,5%), e che Paola Setti affronta allargando lo sguardo alla più generale (e irrisolta) questione della parità di genere, con dati e testimonianze.
Come se ne esce? Questo libro è un viaggio nella vita delle lavoratrici, mamme e non, attraverso i loro racconti. Ma è anche il tentativo di fornire spunti per fare la rivoluzione, con interviste le più svariate: il grande manager e la femminista, l’esperta di allattamento e il giuslavorista, la studiosa di demografia e quella di politiche di welfare, passando attraverso punti di vista “laterali”, dall’architetto che suggerisce di ridisegnare città e abitazioni alla preside che ha “inventato” la scuola nel difficile quartiere del Brancaccio a Palermo, togliendo i bambini dalla strada e mettendo dietro ai banchi anche le loro mamme.
“Non è un paese per mamme, appunti per una rivoluzione possibile” è un grande laboratorio per il cambiamento, scritto in modo vivace e graffiante, con esperienze raccolte su e giù per il paese mammone che non ama le mamme.
Paola Setti, giornalista professionista, è nata a Genova e ha vissuto per anni a Milano, poi ha scelto di vivere a Sarzana per il suo ritmo più lento e per la sua dimensione a misura di mamme e bambini. Ha lavorato per vent’anni in agenzie di stampa e quotidiani. Poi ha fatto il Cammino di Santiago. Oggi ha due figli, un marito e un cane. Questo è il suo primo libro.