Centinaia di pagine, decine di allegati, planimetrie e numeri per descrivere la nuova centrale Enel “Eugenio Montale”. Altro che parco giochi. Il futuro dell’impianto di Vallegrande si giocherà tutto intorno al gas, come Enel ha annunciato nei giorni scorsi.
Addio quindi all’unica sezione a carbone rimasta in funzione (ma i tempi restano ancora un’incognita di non poco conto), che farà spazio a un impianto a ciclo combinato con una turbina a gas. Nome in codice “PBITC”: questa è la sigla del progetto che nei prossimi anni trasformerà il volto della centrale. In una direzione che gli spezzini, dopo anni di proteste e prese di posizione, di certo non si aspettavano.
La politica, invece, forse aveva già fiutato tutto, aprendo la strada alla svolta dell’azienda.
IL PROGETTO
È la stessa Enel, nella relazione tecnica, a descrivere il senso della nuova unità a gas: “Il nuovo ciclo combinato presenta le caratteristiche tecniche/operative idonee per inserirsi nel contesto energetico nazionale ed europeo, nell’ottica di garantire la continua evoluzione e transizione energetica verso la riduzione della generazione elettrica da fonti maggiormente inquinanti – nell’ottica di traguardare gli obiettivi strategici di decarbonizzazione – e contemperando la salvaguardia strutturale degli equilibri della rete elettrica. Quanto sopra anche in relazione alla sempre maggiore penetrazione nello scenario elettrico della produzione da FER (fonti di energia rinnovabili), caratterizzate dalla necessità di essere affiancate da sistemi di produzione/tecnologici stabili, efficienti, flessibili e funzionali ad assicurare l’affidabilità del sistema elettrico nazionale”.
In un’area di circa 72 ettari, che in massima parte ricadono nel Comune della Spezia e in piccola parte in quello di Arcola, “il criterio guida del progetto di conversione della centrale”, spiega l’azienda, sarà quello di preservare il più possibile gli impianti esistenti, anche riutilizzando quelli ausiliari.
Delle quattro sezioni a carbone costruite negli anni Sessanta, due vennero poi trasformate in ciclo combinato a gas (entrarono in funzione nel 1999 e nel 2000) e vennero successivamente messe fuori servizio nel 2016.
Oggi resta attiva soltanto una sezione, quella alimentata a carbone. Sarà proprio questa ad essere dismessa e a venire sostituita con una nuova unità a gas, che avrà una taglia massima di 840 MW e sarà posizionata nella zona Sud-Est dell’impianto.
“L’effettivo incremento di potenza elettrica – precisa Enel – dipenderà dalla potenza della macchina del produttore che si aggiudicherà la gara di fornitura”.
Leggendo la relazione tecnica, però, sembra restare aperta l’ipotesi che l’unità a carbone rimanga in funzione più del previsto (ad oggi la data della dismissione, come ha più volte ribadito anche il sindaco Pierluigi Peracchini, è fissata al 2021): “In caso di prolungamento dell’esercizio dell’unità 3 (quella alimentata a carbone, ndr) – scrive l'azienda – saranno create finestre temporali di fuori servizio e salvaguardie per la gestione del gruppo in concomitanza con la fase di costruzione del nuovo”.
I VANTAGGI SECONDO ENEL
Nell’elenco dei vantaggi che secondo Enel porterà la nuova unità a gas naturale, vengono citati l’incremento della potenza elettrica di produzione, circa 840 MW contro i 600 MW attuali, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica di oltre il 60% e una concentrazione delle emissioni di ossidi di azoto e monossido di carbonio inferiore ai livelli attuali, insieme a un azzeramento delle emissioni di anidride solforosa e polveri.
LE EMISSIONI ACUSTICHE
“Le emissioni sonore correlate all’esercizio del nuovo impianto non modificheranno significativamente le potenze sonore dell’attuale impianto – scrive nel progetto l’azienda – Il progetto prevede tecniche di contenimento alla fonte del rumore e di isolamento acustico. Si evidenzi che le apparecchiature principali come turbina a gas e relativo generatore, turbina a vapore e relativo generatore saranno poste all’interno di un edificio dedicato. L’impianto sarà infatti realizzato al fine di rispettare i limiti vigenti”.
I TEMPI
Prendendo per buona la data di dismissione dell’unità a carbone fissata al 2021, il programma di Enel prevede una prima fase di realizzazione di un ciclo aperto (con una potenza elettrica prodotta di 560 MW), a cui seguirà la costruzione della caldaia a recupero e della turbina a vapore per passare, appunto, alla seconda fase del ciclo combinato con turbina a gas.
L’intervallo di tempo tra le due fasi è stimato da Enel in due anni. Dopo l’aggiudicazione della gara, le previsioni parlano di un anno di tempo dedicato all’ingegneria delle forniture e dei servizi, all’apertura del cantiere, alle demolizioni e alle opere civili all’interno dell’impianto.
Soltanto verso la fine del secondo anno l’unità a carbone verrà messa fuori servizio e si passerà alla messa in esercizio del ciclo aperto della nuova centrale a gas. La messa in esercizio del ciclo combinato, invece, stando al cronoprogramma arriverà alla fine del quarto anno.
La nuova unità a gas sarò dotata di una ciminiera in acciaio con un diametro di circa 8,5 metri e un’altezza di circa 90.
“L’avvio per il funzionamento in ciclo aperto è previsto dopo pochi mesi dalla fermata dell’unità a carbone”, si legge nel progetto.
IL CANTIERE E LA FORZA LAVORO
I lavori consisteranno principalmente in demolizioni e costruzioni di nuove opere, come connessioni stradali, fondazioni, pozzetti, tubazioni e vasche, un nuovo collegamento al sistema di acqua di circolazione ed una “eventuale sistemazione a verde”.
La maggioranza degli scavi verranno realizzati nella prima fase di funzionamento dell’unità a gas in ciclo aperto (circa 12.000 m3). “Il volume totale di terra scavata – spiega Enel – sarà pari a 18.900 m3”.
E quanto sarà grande l’area necessaria per la nuova unità a gas? Circa 25.000 m2, che serviranno ad ospitare gli uffici e lo stoccaggio dei materiali. 21.500 m2 verranno destinati alle facilities, sia per Enel che per l’appaltatore.
L’attività del cantiere, secondo le stime dell’azienda, occuperà mediamente 200 persone al giorno, che nelle fasi di picco potranno arrivare anche a 400.
LE EMISSIONI IN ARIA
“Le attività di cantiere – scrive Enel – produrranno un aumento della polverosità di natura sedimentale nelle immediate vicinanze delle aree oggetto di intervento e una modesta emissione di inquinanti gassosi derivanti dal traffico di mezzi indotto. L’aumento temporaneo e quindi reversibile di polverosità è dovuto soprattutto alla dispersione di particolato grossolano, causata dalle operazioni delle macchine di movimentazione della terra e dalla ri-sospensione di polvere da piazzali e strade non pavimentati. Per la salvaguardia dell’ambiente di lavoro e la tutela della qualità dell’aria saranno posti in essere accorgimenti quali frequente bagnatura dei tratti sterrati e limitazione della velocità dei mezzi, la cui efficacia è stata dimostrata e consolidata nei numerosi cantieri Enel similari”.
Qui un secondo approfondimento sul progetto di riconversione a gas