"Il primo provvedimento sulla cessione di beni appartenenti allo Stato risale al 2002 governo Berlusconi, ministri Urbani e Tremonti.
Nel 2015 l’Agenzia del Demanio, governo Renzi, ministri Padoa, Franceschini e Pinotti, vara il Progetto Fari, Torri ed Edifici costieri che, nascondendo il vero scopo dietro frasi e espressioni accattivanti quali “turismo sostenibile”, “cultura del mare” e “salvaguardia ambientale” decide di fare cassa attraverso l’affidamento a privati di siti e edifici di interesse storico e paesaggistico sul litorale.
In questo modo beni dei cittadini, costitutivi dell’identità dei luoghi e del paesaggio, che lo Stato dovrebbe tutelare, articolo 9 della Costituzione Italiana, vengono ceduti o affittati a privati che quasi sempre li sviliscono e banalizzano con usi non rispettosi della storia di questi edifici.
Siamo al quarto anno di attuazione del Progetto Fari, Torri ed Edifici costieri e quest’anno nell’elenco dei beni che possono essere dati in concessione c’è la Torre Capitolare di Porto Venere, centro pulsante della vita pubblica del borgo nel medioevo, che è stata assegnata a un privato che ne farà l’ennesima struttura ricettiva.
Si tratta di un bene demaniale, cioè appartenente a tutti i cittadini, passato nel 2011 nella disponibilità dell’Amministrazione Comunale, cioè rimasto bene dei cittadini. Il Comune di Porto Venere ha emesso un avviso di gara i cui punti salienti sono: “la durata della concessione va da un minimo di anni 6 (sei) ad un massimo di anni 50 (cinquanta)”, e ancora, inspiegabile, “non è prevista una base d’asta”.
Sono state presentate due offerte e un imprenditore di Piacenza si è aggiudicato la Torre per la durata di 35 anni a un canone annuo di 7.800 euro (non mancano zeri, la cifra è proprio questa).
Molti punti accomunano questa vicenda alla prima acquisizione di beni storici-artistici del 2011/2012. Quello che ci preme sottolineare è la totale mancanza di trasparenza con cui è stata condotta oggi come allora.
Non ci risulta infatti che siano stati coinvolti i cittadini di Porto Venere, né tantomeno si sia tentato di costituire cooperative di giovani che potessero mantenere il bene alla fruizione pubblica, così come auspicava l'attuale sindaco Cozzani, allora consigliere di opposizione, nel consiglio comunale del 22 gennaio 2012.
Manca a tutt’oggi un progetto politico che miri a salvaguardare la qualità della vita delle generazioni future ponendo un freno alla svendita di beni comuni e sostituendo l'economia di rapina con una visione di lungo respiro.
Ancora una volta la nostra comunità esce impoverita da questa operazione, si è perso di vista il bene comune di tutti i cittadini e si è nuovamente applicata l’equazione valorizzare = monetizzare.
Ciò che conta del patrimonio storico, artistico e ambientale è in primo luogo il suo valore monetario e tutto si sposta su un piano economico-finanziario. Siamo convinti invece che la consapevolezza da parte dei cittadini di prendersi cura di un bene collettivo aumenti il senso civico della socialità e la cultura della convivenza democratica.
A conclusione di quanto scritto finora, che ripeteremmo pari pari anche se la rendita della Torre fosse mille volte superiore, consideriamo offensiva per la nostra comunità e la sua storia la cifra di aggiudicazione della gara. Questo valgono i nostri borghi e la loro storia? Questa è la considerazione che i nostri Amministratori ne hanno?
Un esame più approfondito della vicenda su posidoniaportovenere.blogspot.it".
Associazione Posidonia Porto Venere