Inizio d’anno non esattamente incoraggiante per il depuratore di Camisano, nel Comune di Lerici, e soprattutto per chi abita nei pressi della struttura.
L’impianto gestito da Acam Acque, già in passato nel mirino dei residenti, che a più riprese avevano puntato il dito contro i forti odori provenienti dal depuratore, nelle scorse settimane ha “sfondato” i limiti relativi alle emissioni in atmosfera stabiliti dall’apposita autorizzazione della Provincia.
Ad accertarlo, in una visita ispettiva del 21 novembre scorso, è stata Arpal: “In particolare sono stati evidenziati dati non conformi con riferimento all’umidità, al ph e alla temperatura del letto filtrante, nonché al tempo di residenza del flusso gassoso”, spiegano dagli uffici di via Veneto.
Lasciando da parte i tecnicismi, Acam Acque non avrebbe comunicato alla Provincia (competente in materia) il rilevamento di valori non conformi all’autorizzazione alle emissioni del depuratore, rilasciata nel 2014 e successivamente modificata per due volte, nell’aprile e poi nell’ottobre del 2017, anche per limitare l’impatto dei miasmi sul territorio circostante.
È per questo che la Provincia ha diffidato la società di via Picco, per il ripristino dei valori ottimali dell'impianto di depurazione delle acque reflue urbane.
Acam Acque (oggi parte del gruppo Iren dopo il percorso di aggregazione) ora avrà 30 giorni di tempo per presentare una relazione tecnica con la descrizione di tutti gli accorgimenti presi per riportare alla normalità le emissioni dell’impianto.
La struttura negli anni scorsi è finita più volte sotto accusa per le proteste dei residenti riguardo ai cattivi odori, conseguenza delle attività di depurazione.
A fine 2014, a presentarne l’intervento di ristrutturazione e ampliamento per un totale di 5 milioni 300 mila euro, furono l’allora presidente della Regione Claudio Burlando e l’assessore Raffaella Paita (oggi parlamentare Pd).