“L’entusiasmo che si vuole suscitare nello scoprire dell’esistenza di un prodotto immuno-contraccettivo come il GonaConTM (peraltro già conosciuto nei primi anni '90) è raffreddato proprio dalla ricercatrice Giovanna Massei, massima studiosa del metodo pubblicizzato da politici moderni ed illuminati.
L’ISPRA ha redatto un rapporto sull’uso del GonaConTM evidenziando i progressi, ma anche gli ostacoli che impediscono una campagna di sterilizzazione di animali selvatici. Ad oggi il GonaConTM risulta disponibile solo in fiale intramuscolo (non esiste il prodotto per via orale) quanto sopra per capire:
- che i selvatici interessati vanno vaccinati uno per uno (maschi e femmine);
- che per la cattura estensiva e la vaccinazione (ricordiamo che stiamo parlando di cinghiali) dei selvatici può durare anni;
- che il dosaggio per singolo animale ha comunque effetto transitorio (forse 3 o 4 anni) su selvatici che vivono circa 10 / 15 anni, quindi è certo che il trattamento deve essere ripetuto più volte;
- gli animali trattati continuano per anni a persistere sul territorio e continuano a provocare danni agricoli;
- gli animali non trattati con il contraccettivo raddoppiano la loro fertilità che può produrre un aumento della popolazione di cinghiali sui territori interessati;
- la sperimentazione orale su popolazioni non confinate non ha prodotto al momento il benchè minimo riscontro scientificamente validato.
Per il cinghiale si sa già che il vaccino ingerito viene significativamente metabolizzato a livello gastrico, quindi non si conosce ancora la dose minima di GonaConTM necessaria, con rischio di non effetto o peggio di overdose. Si fa notare su indicazione ISPRA che il GonaConTM contiene per una maggior efficacia un batterio geneticamente modificato che potrebbe provocare effetti collaterali a chi consuma la carne con esso trattata.
Alla luce di quanto sopra la Federcaccia ritiene che il battage sollevatosi sulla contraccezione orale dei cinghiali e più in generale degli Ungulati mediante l’utilizzo di GonaComTM altro non sia che l’ennesima montatura di stampo animalista, nella quale sono “caduti” a piedi uniti il Consigliere Andrea Costa e Coldiretti.
Oltre all’aspetto scientifico (mancanza assoluta di validazione su popolazioni non confinate) altrettanto evidenti risultano i limiti normativi (sostanze non autorizzate dal Ministero della Salute) ed economici (costi insostenibili). Alla luce pertanto delle sintetiche considerazioni di cui sopra e volendo sfrondare la problematica da qualsivoglia interferenza di natura ideologica appare del tutto evidente che l’unica via percorribile per il contenimento delle popolazioni selvatiche di ungulati sia l’abbattimento in forma più o meno selettiva, come del resto confermato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale”.
Ambrosini Gherardo, Presidente di FIDC Provinciale