Dal mare ai banchi del mercato, aggirando le regole fiscali e quelle sanitarie: venti chilogrammi di orate sono finiti sotto sequestro sanitario cautelativo a seguito del blitz congiunto effettuato al mercato ittico al dettaglio di Piazza Cavour dai militari della Sezione operativa Navale della Guardia di Finanza e dai veterinari della Struttura Complessa Igiene degli alimenti di origine animale dell’Asl5 diretta dal dottor Mino Orlandi.
L’operazione, avvenuta alle prime ore del mattino, ha permesso di verificare e sanzionare una ‘pratica’ vietata dalla normativa vigente: la vendita di pescato, “in nero” e senza alcuna certificazione, da parte di privati con l’hobby della pesca agli operatori del settore ittico al dettaglio.
Il blitz ha portato al sequestro (ai fini dello smaltimento) di pescato sprovvisto di documentazione di rintracciabilità e delle indicazioni obbligatorie di provenienza, che altrimenti sarebbe finito sui banchi di pescheria assieme agli altri prodotti ittici.
Gli ispettori dell’Asl5 e i militari della Guardia di Finanza, appurato che il pescato non era in regola sia sotto il profilo sanitario, sia per l’inosservanza delle leggi sulla pesca e sul commercio di prodotti ittici, hanno elevato sanzioni amministrative per complessivi 15mila euro a carico dei pescatori privati colti sul fatto e dei titolari di due banchi del mercato ittico al dettaglio.
Un fenomeno, quello della vendita non controllata di un prodotto delicato qual è il pesce fresco, che secondo quanto emerso dalle indagini condotte da Guardia di Finanza e ispettori sanitari di Asl5 non sembrerebbe sporadico e occasionale nella nostra provincia.
Per questo viene costantemente monitorato e contrastato dagli organi di controllo, con verifiche assidue a garanzia della corretta applicazione delle normative di tutela del consumatore e di sicurezza alimentare: la documentazione di rintracciabilità e le indicazioni obbligatorie di provenienza dei prodotti ittici permettono, ad esempio, di evitare che sulle tavole arrivi pesce pescato in zone interdette all’attività di pesca per motivi igienico sanitari, e dunque potenzialmente pericoloso per la salute del consumatore.