Social amati, odiati, negati, sfruttati, ignoranti, egocentrici e inutili/utili: quante le definizioni, quante le gelosie e gli attacchi, quanti gli studi inerenti. Una sola cosa sicura e non contestabile: "il loro essere realtà".
Dichiarazioni improvvide, like cliccati con leggerezza, battute fraintendibili etc, et:, tutto fa, nel moderno teatro mediatico dell'autoreferenzialità.
Dove la classica "chiacchiera da bar" (usata come esempio dispregiativo verso i Social), ora amplificata da Fb, porta tutti a confrontarsi con tutti e, a volte, a sbagliare.
Il problema nasce quando le sviste vengono dalla politica, o da parte di essa, dando l'impressione di smentire se stessa o, perlomeno, quella alta e nobile definizione attribuitagli:
"La Politica è arte, scienza e missione tesi ad esprimere il bene pubblico; dare voce alle richieste del Popolo (facendosi portavoce di richieste concrete), arte mediatica capace di comunicare i propri contenuti e missione da compiere al servizio della comunità".
I ben noti commenti razzisti on line letti dopo la morte del tunisino di 36 anni precipitato da una balaustra della Cattedrale di Cristo Re alla Spezia hanno fatto il giro del web e scatenato infinite polemiche, che hanno portato anche alla richiesta di inserire in corsi di solidarietà e recupero gli autori dei commenti fatti.
Polemiche poi però entro breve rintuzzate da chi, esponente sindacale, ha attaccato con un pesante post la nave "Anti Ong di Azione identitaria" con questa frase: "Spero che affondino in un mare di merda nero come le anime che vi erano sopra", "Però a testa in giù" come suggerito (e approvato) da un commentatore concorde.
Un "like" azzardato apposto ad un commento che incitava ai "Forni", in un post contro la graduatoria di Arte per l'ex Pacinotti, ha portato alla ribalta un Consigliere regionale, segnalato da uno screenshot di un altro Consigliere regionale, il risultato è che ora si dovrà difendere, per quel Like, da un esposto del Comitato contro le Discriminazioni.
Ora è al centro della discussione la recensione su TripAdvisor ad un ristorante di Cortina d'Ampezzo, nella quale Cenerini contesta la cameriera di colore che lo ha servito, prediligendo altresì una cameriera modello "Heidi" più adeguata al luogo.
E le polemiche si ripercuotono ovunque, rimbalzano di politico in politico, di post in post, e lo spettacolo va avanti instancabile e deludente.
Anche il "Jingle: Apri la mente e boicotta il Festival della Mente" proposto da un militante sui social, ha rischiato di danneggiare il LeftFestival di Falconara. La "battuta" infatti viene subito colta dal Social "Oltre!" ed amplificato dalla stampa.
Ma i post vanno e vengono, si modificano e a volte spariscono.
Rimangono gli screenshot e le polemiche infinite, rimane la realtà dei social.
Rimane la miscela esplosiva di curiosità, "piacioneria" ed appartenenza al presente, unita alla consapevolezza di poter segnalare, di schierarsi e lottare, non più anonime persone perse nella propria vita ma partecipanti attivi alle problematiche del proprio luogo.
Provoca aggregazioni e discese in campo di politici e acculturati, quindi approfondimenti utili, scrematura e crescita esponenziale in tutti, come pure provoca anche critiche e resistenze da chi prima era meno sottoposto al giudizio di popolo, o da chi "solo" gestiva l'informazione.
Facebook, Twitter e blog vari diventano virali e la trasformazione del nostro mondo è inarrestabile, forse anche esagerata, ma è un cambiamento sociale inevitabile e ormai fondamentale anche in settori rispettabili come i "no profit", con cause benefiche e blog tematici che diventano in breve punti di riferimento.
Il potenziale dei Social media è notevole ed un suo uso consapevole offre opportunità inimmaginabili, una possibilità di cambiamento della propria e delle altrui identità sociali in maniera completamente nuova.
Uno strumento certo da conoscere e gestire, non privo di rischi, ma uno strumento e non una causa, e come tale deve essere governato, una realtà ingombrante, quindi, ma con cui tutti devono "fare i conti" e qualcuno (forse) ancor di più.