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Dopo la tragedia di Manchester. Lettera di un padre alla figlia che voleva andare al concerto italiano di Ariana Grande In evidenza

di Umberto Costamagna

"Cara V.,
questa mattina, quando sull’autobus che ti portava al liceo una tua amica ti ha informato del vile attentato di Manchester e della strage di bambini e ragazzi compiuta in nome di un dio che non può esistere se così cattivo, hai chiamato a casa per avvisarci. Io e tua mamma ti avevamo regalato un biglietto per lo stesso concerto di ieri che si terrà il prossimo mese in Italia, a Torino: ci tenevi tanto ad andare ad ascoltare una delle tue cantanti preferite.
Invece ieri a Manchester qualcuno ha spento la musica. E insieme alla musica ha spento decine di vite innocenti di bambini, bambine e ragazzini come te che si erano ritrovati insieme per ascoltare, divertirsi, sognare sulle onde della musica.


La prima reazione, dopo lo sgomento per queste giovani vite recise da un’assurda follia, è stata quella di rinunciare. Rinunciare alla libertà di partecipare al prossimo concerto, rinunciare alla gioia della musica, rinunciare alla voglia di festa che un concerto ti sa regalare.


Niente Torino, niente musica, strappiamo i biglietti… Ariana Grande credo abbia twittato, come prima reazione, la cancellazione dell’intero tour.


Ma è giusto rinunciare? E’ giusto rifugiarsi solo nel dolore? E’ giusto aver paura e starsene chiusi in casa, come in trincea?


Non so cosa deciderà il manager della cantante. So che io, invece, ti accompagnerei volentieri al concerto di Torino. Con la morte nel cuore, con la paura in tasca, ma ti accompagnerei. Non mi godrei la musica ma vorrei essere con te sugli spalti dello stadio, insieme a tanti tuoi coetanei e coetanee. Con il ricordo delle decine di vite spezzate ieri sera a Manchester.


Perché non devono vincere loro. Non deve vincere la paura, il terrore, la fuga, la trincea. Perché la morte non deve vincere.


Perché alla morte dobbiamo rispondere con la vita. Con l’impegno, con il quotidiano.


Anche con la musica. Pensavo che non è la prima volta che questa follia omicida colpisce la musica: anche a Parigi le pallottole e le bombe sono entrate in una discoteca.
E allora che musica sia. Per non dimenticare. Per non farci zittire, per non farci sedere.


Per non dimenticare ogni singolo bambino, ogni singolo ragazzo e ragazza che ieri è morto in mezzo alle note della sua cantante preferita.


Anche se non ci sarà più il concerto… ti porterò a Torino!"

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