Dall’educazione autoritaria alla pornografizzazione delle emozioni, i bambini e i giovani hanno perso la centralità e non vengono più ascoltati, nonostante si continui ad affermare il contrario. Un tema complesso e delicato quello della crescita e dell’educazione di bambini e adolescenti, in un contesto sociale e culturale sempre più complesso ed in continuo cambiamento. Di questo si è parlato ieri sera al Teatro Civico della Spezia, dove l’ospite del progetto Futuro Aperto ha decisamente dato una scossa alla programmazione culturale in tema di educazione. Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta esperto di adolescenza, ha parlato del suo ultimo libro "Sii te stesso a modo mio. Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta", offrendo uno sguardo profondo sulle sfide dell’adolescenza contemporanea, caratterizzata da un dialogo costante, e spesso conflittuale, tra la ricerca di autenticità personale e le aspettative altrui.
Nel corso dei decenni la concezione dell’educazione ha vissuto un profondo cambiamento, segnato da una progressiva trasformazione dei valori culturali in costante dialogo con dinamiche interpersonali che si adattano al contesto culturale. Se in passato l'educazione era centrata su un modello autoritario e gerarchico, oggi stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione. La famiglia tradizionale ha ceduto il passo a una famiglia più affettiva, dove i legami emotivi e la relazione reciproca sono al centro della vita quotidiana. Questo cambiamento ha avuto un impatto diretto sulla percezione del bambino, che non è più visto come un soggetto passivo da educare, ma come un soggetto attivo e relazionale, capace di interagire con il mondo che lo circonda. Bambini e bambine sono spinte a socializzare fin dalla nursery, afferma Lancini, con il sarcasmo tipico che lo caratterizza e la capacità di ironizzare qualcosa di quanto più drammatico. Lancini spiega un microcosmo familiare fatto di valori culturali assorbiti attraverso la trasformazione sociale, mettendo in discussione il sistema educativo sempre più complesso e proponendo un punto di partenza: “iniziamo a chiedere ai nostri figli o ai nostri ragazzi a scuola ‘chi sei? Che cosa fai?”.
“Continuiamo a dire di mettere al centro loro, il loro benessere la loro educazione e poi continuiamo a privarli di qualcosa. Prima dello smartphone, di internet, dei social, quando siamo noi i primi, dal momento in cui vengono al mondo a fotografarli e postarli ovunque – spiega - è cambiato completamente il confine tra esperienza privata e pubblica, è diventato sempre più labile, siamo nell’epoca della pornografizzazione delle emozioni, tutto è portato all’estremo”.
Allo stesso tempo, la domanda fondamentale su chi siamo sembra essere ormai una questione che nessuno pone più, è stata sostituita dall'invito dei genitori, degli insegnanti o delle istituzioni ad "essere sé stessi a modo nostro". Spieghiamo loro come fare qualsiasi cosa, cosa provare, cosa sentire. “Non li ascoltiamo più. I giovani occupano le scuole, scendono in manifestazione e sentiamo parlare di cosa dice il preside da una parte e i genitori dall’altra. Nessuno chiede loro cosa vogliono dire”.
Il libro esplora i passaggi fondamentali delle evoluzioni educative, un modo per capire dove stiamo andando e porsi delle domande sull’agire quotidiano. Se in passato l'educazione era centrata su un modello autoritario e gerarchico, oggi stiamo assistendo ad una trasformazione radicale, che ha visto la famiglia tradizionale lasciare il passo a una famiglia più affettiva, in cui i legami emotivi e la relazione diventano fondamentali. Ma solo alcuni legami e solo in un certo modo. Questo cambiamento ha influenzato la percezione del bambino, visto ormai non più come un oggetto passivo di educazione, ma come un soggetto relazionale che interagisce attivamente con l'ambiente. Un soggetto così tanto sociale che è spinto a socializzare fin dai primi anni di vita, una socializzazione che Lancini analizza in modo profondo e interdisciplinare e spiegando che “si finisce così per renderli più soli che mai”. Una socialità portata all’estremo che elimina completamente l’insegnamento della solitudine, della noia, del saper stare con sé stessi.
La fragilità degli adulti e il suo impatto sui giovani
Adulti come soggetti sempre più fragili. La fragilità degli adulti – genitori, educatori e società in generale – che si ripercuote sugli adolescenti. Gli adulti di oggi, spesso insicuri e disorientati, faticano a offrire modelli stabili e coerenti. Questo crea un ambiente in cui i giovani devono costruire la propria identità senza riferimenti chiari, portandoli a confrontarsi con un vuoto educativo e relazionale.
Lancini sottolinea come molti tendano a trasmettere ai giovani un messaggio ambiguo: “Sii te stesso, ma solo nei limiti di quello che io, o la società, considero accettabile”. Un atteggiamento che genera conflitti interiori e senso di inadeguatezza negli adolescenti, costantemente pressati dalla necessità di soddisfare aspettative multiple e spesso contraddittorie, a loro poste come obblighi velati.
Nel contesto attuale, la richiesta di essere “autentici” diventa un imperativo sociale. Tuttavia, come evidenzia Lancini, questa autenticità viene spesso subordinata a criteri esterni, come il successo, la bellezza, o il consenso sui social media. Gli adolescenti vivono quindi in una continua tensione tra il desiderio di esprimere la propria individualità e la paura di non essere accettati.
I social media giocano un ruolo fondamentale in questo processo. Se da un lato offrono strumenti potenti per l’espressione di sé, dall’altro amplificano la pressione del confronto e dell’approvazione. Lancini descrive come molti giovani si trovino intrappolati in una sorta di “performance continua”, dove il valore personale sembra dipendere dall’approvazione costante altrui.
Educare nell’epoca della fragilità
Di fronte a queste sfide, Lancini propone una riflessione su come genitori, educatori e figure di riferimento possano supportare gli adolescenti. La chiave risiede in un’educazione che rispetti il bisogno di autonomia e autenticità dei giovani, senza imporre modelli preconfezionati o pressioni inutili.
Il libro invita a passare da un modello educativo basato sul controllo a uno fondato sull’ascolto e sul dialogo. Gli adulti devono accettare la complessità dell’adolescenza e accompagnare i ragazzi in un percorso di scoperta personale, aiutandoli a navigare le contraddizioni della società contemporanea e smettendo di mettere al centro la propria paura di sentire cose che non gli piaceranno dai propri figli.
Sii te stesso a modo mio è un invito a riconsiderare il nostro approccio all’adolescenza. Attraverso la sua analisi, Matteo Lancini ci spinge a riconoscere non solo le difficoltà dei giovani, ma anche le responsabilità degli adulti nel creare un ambiente più equilibrato e accogliente. In un mondo in cui la fragilità è sempre più diffusa, il libro rappresenta una guida preziosa per chiunque desideri comprendere e supportare meglio le nuove generazioni.