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Lanciata la prevendita in Crowdfunding del primo libro della parmigiana Francesca Dallatana In evidenza

di Lamberto Colla - Un libro, molte testimonianze, un romanzo. Obiettivo 200 copie per far emergere le storie di sopravvissuti e perché altre sempre di più, possano emergere a loro volta.

Fate la vostre prenotazioni di "Neri di Lavoro" il libro documentario di Francesca Dallatana.

Neri per Caso o Neri di Rabbia, ma troppo frequentemente "Neri di Lavoro".
Donne e uomini che affrontano viaggi inimmaginabili nel terzo millennio e ancor più inimmaginabili le condizioni che troveranno nella loro meta sognata che, nel breve, si rivela un incubo.

Chi sopravvive al viaggio diventa schiavo, schiavo sessuale molte volte e in alcune circostanze invece trova la forza di affiorare in superficie e di testimoniare la sua storia.

Storie di vita che Francesca Dallatana ha raccolto, dove il dramma dei singoli diviene capitolo di un romanzo. "Neri di Lavoro", appunto.

Un romanzo da leggere ma soprattutto uno stimolo per meditare, affinché queste vergogne, purtroppo reali, finiscano e chi, senza etica, si arricchisce delle tragedie altrui possa finalmente alloggiare dove merita: il carcere della sua nazione di origine.

Link utili:
https://bookabook.it/libro/neri-di-lavoro/
https://bookabook.it/author/francesca-dallatana/


Sinossi
Storie che non si dicono. Di imperfetta umanità. La faccia non mente. Gli occhi parlano anche senza le parole. Venti personaggi per altrettante storie di lavoro e di tenacia. Affidate alla forma del racconto. Con il fango sotto le scarpe, i corpi impregnati dal torpore di notti insonni, la schiena rotta sul cemento, la rabbia, la fuga per non morire sotto le bombe, per non sparire nell’attesa di un futuro impossibile. Vogliono un lavoro. Perché vogliono vivere. Sono vecchi da sempre, giovani per sempre. Un esercito di sopravvissuti. La violenza è tratto comune. Tutti l’hanno subita. Alcuni la dimenticano. Molti la rielaborano per rimanere vivi nella folle corsa della resistenza. E’ alto il prezzo per non soccombere da vivi. Sono in equilibrio, nonostante i marosi sotto il barcone dell’esistenza. Ogni racconto è un movimentato fotogramma. Un’orchestra di lingue, con diverse trame di pelle. Musiche diverse. Il metronomo impone al gruppo un ritmo assoluto: riscatto. Dignità del lavoro.
Perché ho scritto questo libro?
Note a margine di una vita di lavoro. Trattenute nella memoria dell’emozione.
Il cambiamento è come la verità. Trapela e si manifesta a tratti dai confini.
Quando il flusso di coscienza è più forte della censura. Storie di migrazione e lavoro osano oltre la giacca stretta del giornalismo.
Dagli outsider, il futuro.

Anteprima
Sporchi compagni. Dirty workmates.
Ero sotto il tavolo, questa mattina. Al risveglio.
Il corpo freddo, il viso impolverato.
Forse da morti, ci si sente così.
Il formicolio ai piedi mi ha dato la scossa.
Sono sola. Da molto tempo sono vecchia. Ho superato i novanta.
Il mio tempo si è fermato indietro. Lontano. Ho paura del passato.
Non eravamo mai andati in bicicletta. Dove abitavamo tu ed io; io da sempre e tu da poco.  Non è posto da bicicletta. Non per quelle di allora.
Qui, più a nord, le strade permettono di parlare pedalando.
Ci siamo conosciuti così, in Svizzera.
Tu hai imparato subito a mantenere il controllo della bicicletta.  Cavalcavi senza sella, da bambino. In discesa senza toccare i freni e i tuoi canti caldi in una lingua rotonda. Hai imparato anche la lingua diretta e dura di qui.
Eri abituato alle lunghe distanze. Una migrazione dopo l’altra.
Ci pagavano bene. Noi lo credevamo. Per gli svizzeri eravamo mano d’opera a basso costo. Venivamo dal sud. Ma era un sud accettabile: il nord Italia per loro era il sud del nord. Il sud del sud, il mezzogiorno, era considerato terzo mondo. 
La guerra era finita da tempo. Ma avevamo ancora le bombe nelle orecchie. Eravamo giovani, volevamo vivere. Avevamo bisogno di lavorare. Da noi, solo macerie.

Francesca Dallatana

Scoprire e svelare talenti di chi è arrivato al capolinea. Un lavoro.
Lo faccio da anni. Per aziende profit e come operatrice sociale per il terzo settore.
Il lavoro è terapia prepotente.
Sociologa di formazione bolognese, con fermata lunga a Trieste, l’Università a pianta centrale dove ho conseguito il dottorato di ricerca. Per il quale mi sono temporaneamente trasferita a Mosca.
In Russia ho ritrovato spazi aperti e cieli liberi, terra senza limiti per uno spirito nomade: il mio patrimonio genetico.
Cammino e corro e scrivo. Intuisco la fatica degli altri, anche quando non è scritta. Per mestiere. Mi alleno di solitudine in montagna. La lettura è ossigeno. Frequento con la penna testate giornalistiche dalla maggiore età.
Vivo a Parma, tra l’appennino tosco emiliano e la via Emilia.

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