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I "maestri d'ascia" alla giornata del mare: un mestiere antico che rischia di scomparire In evidenza

di Anna Mori - Passione, abilità e tanti segreti custoditi da questo antico e affascinante mestiere

Oggi alla Giornata del Mare, il viaggio continua alla scoperta della tradizione dei “maestri d’ascia”. Un mestiere molto antico e affascinante che rischia scomparire, lasciando un vuoto incolmabile in termini di competenze nella nostra storia marinara.

Il maestro d’ascia custodisce un patrimonio fatto di passione, abilità e tanti segreti. Non si trovano più giovani a cui affidare tutto questo. Questo mestiere potrebbe invece avere ancora un futuro: le barche d’epoca infatti richiedono sempre frequenti restauri per i quali sono necessari esperti di imbarcazioni in legno. Gli ultimi maestri d’ascia non aspettano altro che tramandare la loro conoscenza a giovani interessati ad apprendere questo mestiere.

Presente all'evento lo stand del corso di “Operatore del legno” organizzato da CISITA Formazione Superiore, nel quale abbiamo incontrato Franco Bertelà, Giovanni Baldiera e Francesco Buttà, i tre maestri d’ascia che stanno trasmettendo alle nuove generazioni questo antico mestiere.

"Nasco come mobiliere, non sono partito maestro d’ascia - ha dichiarato Franco Bertelà, il più anziano dei tre. - Per fare un favore ad alcuni artigiani, ho fatto un lavoro su una barca e da lì non sono più sceso. Ho costruito tante barche nuove e ho restaurato barche antiche, moltissime. Si impara questi mestieri sul campo, si apprende come lavorare su una barca. Un capo cantiere deve conoscere come è costruita una barca. Ho fatto poi qualche anno da Capocantiere, per una quindicina d’anni. E’ un’esperienza che mi ha insegnato tanto e, una volta uscito dal cantiere, ho iniziato nel 2005 ad insegnare ai ragazzi del CISITA".

"Sono stato capocantiere dopo Franco. Un ruolo che oltre ad avere le capacità gestionali, deve conoscere la barca nel profondo - ha aggiunto Giovanni Baldiera. - Adesso porto avanti la scuola di “Operatore del Legno” con il CISITA, insegnando ai ragazzi quello che sappiamo fare come maestri d’ascia”, per dare continuità. Insegniamo i rudimenti della falegnameria, lasciando il segno di quello che abbiamo potuto fare noi fino ad oggi. Ci auguriamo che possa continuare questa professione e trovare i giovani che si adattino a fare questo lavoro e a portarlo avanti".

"La manodopera, soprattutto nella provincia spezzina, è un elemento molto importante, specialmente per la nautica, perché la richiesta è altissima - sottolinea Francesco Buttà. - Nella cantieristica stiamo parlando di grossi nomi come San Lorenzo e Ferretti, ad esempio. Ma sta ritornando anche un lavoro di barche d’epoca con i Cantieri Valdettaro. Quindi la richiesta è alta. noi ce la mettiamo tutta per formare questi ragazzi. Il corso del CISITA ha una durata di tre/quattro anni, dove i ragazzi effettuano tre stage. Consideriamo che per una classe di 12 ragazzi, lo scorso anno abbiamo ricevuto 50 domande di stagisti".

Fa eco ai propri insegnanti Giovanni Ingrassia, uno degli allievi del corso “Operatore del legno” che ci spiega alcune tecniche imparate, in particolare la realizzazione del mezzo scafo: "Il mezzo scafo è un progetto che parte da un piano di costruzione con tutte le linee di scafo. Attraverso le seste, le sovrapponiamo sul disegno e trascriviamo le linee. Quando abbiamo preso tutte le misure le riportiamo sul legno che vogliamo usare, quindi incolliamo le parti e realizziamo la parte dell’opera morta e della linea di galleggiamento. Rifiniamo poi con raspa e scalpello e infine con la carta vetra di diverse grane, fino a far diventare i bordi lisci. Quindi abbiamo applicato una vernice lucida e abbiamo applicato il mezzo scafo su un pannello".

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