Filettino è un antico borgo disperso da ormai trent’anni, fra le colline della Val di Vara, nella zona limitrofa al comune di Calice al Cornoviglio. Il piccolo borgo si incontra lungo una stradina tutta a curve, stretta ed asfaltata, nel bel mezzo del nulla e trovarlo non è semplice, perché ormai avvolto dalla natura incolta che ha ripreso possesso del terreno.
Il borgo rurale edificato nel XIII secolo, è costruito in pietra e disegna la tipica architettura ligure e toscano-lunigiana rappresentativa degli antichi borghi della zona. Filettino inizia ad essere abbandonato poco a poco a causa dell’ubicazione poco favorevole, che nel corso degli anni sfida sempre di più le logiche di spostamento dell’era contemporanea.
Come raccontano due anziani signori di Borseda (il piccolo paesino accanto a Filettino), dopo averci offerto un caffè, la zona risulta sempre più abbandonata anche da un punto di vista di trasporto pubblico “non passa più nemmeno l’autobus, ormai da queste parti non ci abita più nessuno e la gente preferisce non venire più. Negozi non ce ne sono da queste parti, chi ha la macchina può arrivare a Veppo o Ceparana, ma per chi non giuda è quasi impossibile – continuano - Filettino ormai è abbandonato, gli ultimi a venire via sono stati i miei parenti”.
L’entrata di Filettino si scorge in salita tra la folta vegetazione ed una prima casa abbandonata che fa strada ad altri due edifici di un paio di piano l’uno, accessibili al primo piano. Le case, ormai lasciate al totale abbandono, sono a sprazzi visitabili ma poco agibili. Con attenzione ci si può sporgere dalla porta d’ingresso ormai sparita, e scorgere tra vecchi mobili in rovina e muri scrostati e ammuffiti le varie stanze che compongono l’appartamento.
Il bagno del primo edificio visitabile è ancora intatto e disegna un’atmosfera nostalgica e cupa fatta di immagini di vita di persone mai conosciute. Le radici degli alberi hanno invaso gli edifici ed entrano all’interno tramite porte e finestre.
All’entrata del borgo, una sedia rossa in vecchio legno appare sotto l’arco in pietra come se qualcosa stesse sorvegliano il paese. Oltrepassandola, ci si addentra a visitare le vecchie cantine dove si scorgono delle botti che sembrano ancora utilizzate. Corre voce, infatti, che il borgo abbandonato prenda vita in quei periodi dell’anno in cui alcuni proprietari vengono a depositare vino e attrezzi vari. Dal dopoguerra in poi, si dice che queste cantine abbiano un potere miracoloso. Probabilmente a causa della localizzazione geografica e del clima per la conservazione del vino.
Tra le vecchie case si incontrano frammenti di vita, giornali degli anni ’70, vecchi diari di scuola, vestiti, coperte e libri. Il tempo sembra essersi fermato, un tempo abbandonato e ormai lontano, arrugginito e sbiadito, che con oggetti e pezzi di ricordi di qualcuno che non è più tra quelle mura, racconta la storia di un borgo un tempo vivo e concreto.
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