Il Festival di Sanremo del 1979, al quale partecipò con la canzone "A me mi piace vivere alla grande" lo fece conoscere al grande pubblico e ne mostrò le doti non solo di cantante, ma anche di istrione, vista la teatralità con la quale interpretò il brano. Un brano che subì anche la censura con, ad esempio, il verso "foglie di cocaina voglio sentirmi male", che dovette essere cambiato in "Bagni di candeggina voglio sentirmi uguale" ed anche con una ventilata ipotesi di vilipendio alla religione.
Le canzoni di Franco facevano discutere e riflettere e inevitabilmente dividevano.
Era un cantautore non inquadrabile in una "etichetta". Ironico, geniale, imprevedibile. Ha lasciato album importanti come "Mi ero scodato di me", "Ratatam pum pum", "Io e me" ed ha collaborato con artisti come Zucchero, Vasco Rossi e Gaetano Curreri.
Indimenticabile, anche, la sua partecipazione, nel 1977, al film d'esordio di Roberto Benigni, diretto da Giuseppe Bertolucci, "Berlinguer ti voglio bene".
E chissà quante altre opere avrebbe potuto regalare alla musica italiana (e non solo alla musica) se una emorragia cerebrale non lo avesse strappato alla vita a soli 44 anni.
Triste destino che lo accomuna ad altri grandi della musica italiana come Fabrizio De Andrè e forse l'interprete a lui più vicino, Giorgio Gaber.