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"La mia vita è stata un sogno", intervista a Gianni Morandi In evidenza

L'intervista a Gianni Morandi di Eva Cocchi, Sofia Guglielmo, Giorgia Vellutino studentesse del Liceo classico Lorenzo Costa.

 Un artista che dopo anni di carriera si dedica ancora con passione al suo lavoro e consiglia ai giovani di non perdere le occasioni di una vita. È un Gianni Morandi inedito quello che scopriamo in questa chiacchierata che ci concede alle porte del concerto tenutosi venerdì 14 Luglio in piazza Europa a La Spezia.

Innanzitutto la ringraziamo per essere qui stasera. Il nostro è un territorio molto conosciuto, ci chiedevamo se lei avesse dei ricordi legati ad esso.

«Sono venuto qui tante volte. Da ragazzino, un po’ più grande, quarantenne, cinquantenne e dopo. Sono posti bellissimi, a me piace il mare. Ricordo nel ‘65 una grande nave da guerra, la Rai fece una diretta televisiva dove io cantavo, avevo 20 anni.»

Si sarebbe aspettato di tornarci più volte per dei concerti?

«Se mi avessero detto nel ’65 che sarei venuto qui per un concerto nel 2023 non ci avrei mai creduto. Era impensabile immaginare una carriera così lunga, sia per questioni anagrafiche sia perché non mi aspettavo tutto questo successo.»

È bello che ci siano fan che appartengono a tutte le generazioni. Nel panorama musicale lei è nato e rinato, qual è il segreto di questa longevità professionale?

«Una carriera così lunga, fatta di alti e di bassi, è legata agli incontri che fai, citando le parole di Vinícius De Moraes: la vita è l’arte dell’incontro. Sono stato sempre molto curioso, ricordo negli anni ‘80 tanti programmi che non erano altro che riproposizioni degli anni ‘60, io sono scappato… Credo sia necessario guardare sempre avanti, sperimentare, non bisogna fermarsi a ciò che si ha».

Quanta importanza ha la fortuna in questo mestiere?

«La fortuna di essere nel posto giusto al momento giusto è fondamentale. Ho passato anni di silenzio assoluto, poi ci sono state delle occasioni. Ad esempio un giorno mi ha chiamato al telefono Mogol e ha detto: “Sai giocare a pallone? Conosci dei cantanti che sanno giocarci? Mi piacerebbe fare una squadretta di calcio!”. E così fu. Poi un giorno mi ha detto “ma tu non canti più?”. Da lì ho ricominciato. Talvolta è proprio il caso che ri-porta al successo.»

Cosa ne pensa della nostra generazione? In che modo si relaziona con il pubblico dei giovani? Che consigli darebbe ai ragazzi che vogliono intraprendere questa carriera?

«I ragazzi di oggi sono molto più formati di quanto lo eravamo noi. Ai miei tempi molte cose non c’erano. Oggi con internet ci si può confrontare con il mondo intero. Per avere un successo duraturo però servono passione e dedizione, “bisogna imparare il mestiere”. Le emozioni, però, si trasmettono ora come allora. Mi piacerebbe insegnare ai ragazzi il giusto modo di comunicare le cose che si fanno, “a modo mio”. Insegnando non si smette mai di imparare.»

Quali sono le 3 canzoni che non mancano mai nei suoi concerti ?

«Fatti mandare dalla mamma mi accompagnerà sempre. Fa parte della memoria collettiva, la cantano i bambini di 5 anni. La conosci anche se non l’hai mai sentita. C’era un ragazzo, perché rappresenta un momento significativo della mia carriera; Joan Baez l’ha fatta diventare famosa nel mondo. Uno su mille, emblema della mia rinascita dopo la caduta. Il testo contiene parole pesanti che hanno un impatto potente, infatti è una delle canzoni più applaudite durante i concerti.»

Esiste l’amicizia tra colleghi? C’è un artista su cui può sempre contare?

«Eccome se esiste. Avevo un amico straordinario, Lucio Dalla, con cui da ragazzo andavo allo stadio a vedere il Bologna. Oggi mi manca molto, trovo sempre il modo di ricordarlo durante i miei spettacoli. Sono diventato molto amico di Jovanotti, è uno sempre in movimento che ti trascina; anch’io mi sento uno che ha voglia di andare. Poi Eros Ramazzotti, con il quale abbiamo dato avvio alla nazionale cantanti con più di 300 partite, e tanti altri. Tra i giovani ho lavorato con Sangiovanni e Blanco, a cui ho pulito il palco di Sanremo con la scopa (ride). Tra le donne mi sta a cuore Virginia Raffaele, eravamo entrambi molto legati a Bibi Ballandi».

Ci sono stati degli incontri che le hanno cambiato la vita?

«Tantissimi. Ho conosciuto persone straordinarie che me l’hanno stravolta come Luchino Visconti, Pasolini, Moravia, Morricone e altri. Tutto quello che ho imparato l’ho appreso vivendo. La vita senza incontri è vana».

Quando si è accorto che la musica sarebbe potuta diventare il suo lavoro?

«Aiutavo mio padre ad aggiustare le scarpe e sognavo di muovermi da Monghidoro, il mio paesino; pensavo di prendere la moto e fare il rappresentante. Cantavo come mio padre, mia madre, mia zia Ernestina nel bosco mentre pascolava le mucche. Poi arrivarono le lezioni di canto a Bologna, il primo provino a Roma in RCA davanti a Modugno, Migliacci, Morricone… avevo 15/16 anni. I primi anni sono stati folgoranti, improvvisi. Milioni di copie vendute quasi senza che me ne accorgessi. L’ho capito solo con il tempo. Ci sono stati periodi in cui sono rimasto nel silenzio, quando ho ricominciato tutto è cambiato. Ho iniziato a studiare di più, ad andare oltre alla vocalità, a cantare le parole. Il mio approccio alla musica e il mio modo di comunicare con essa ha subito una mutazione».

Ha ancora sogni nel cassetto?

«Volevo vincere la maratona di New York (ride). Scherzi a parte, la mia vita è stata un sogno. Sono successe tante cose inimmaginabili. Ho ancora voglia di fare questo lavoro, stasera salgo sul palco e mi diverto. Il mio sogno è continuare così, vedere la gente che mi applaude, senza diventare il “nonno patetico”. Spero che possiate realizzare i vostri sogni. Lottate sempre per le vostre ambizioni, a volte ci si riesce a volte la vita ti porta da altre parti».

Con quest’ultima domanda salutiamo Morandi, non prima delle foto ricordo e della consegna, da parte del nostro Preside Franco Elisei, del catalogo Ad Mirabilia, che celebra il centenario del Palazzo degli Studi, sede del nostro Liceo. Dentro di noi rimane il ricordo di uno straordinario artista, meticoloso nel verificare tutti gli aspetti dello spettacolo ma, soprattutto, un uomo dal grande cuore che, con massima gentilezza, ci ha aperto le porte del camerino e ci ha riservato la stessa importanza data ai giornalisti professionisti, forse anche di più, regalandoci una mezz’ora del suo preziosissimo tempo! Il merito di questa importante occasione di crescita è del Comune della Spezia, che da sempre sostiene le attività della nostra scuola. Ed è proprio con il Sindaco Pierluigi Peracchini che abbiamo modo di scambiare alcune considerazioni sull’Estate spezzina e sul concerto.

Sindaco, Emis Killa ha aperto l’estate spezzina, stasera tocca a Gianni Morandi, è soddisfatto? Quante persone ci saranno stasera?

«Assolutamente sì, quasi tutte le sere la città vivrà grandi eventi all’insegna di un'estate che auspico sia ricordata da tutti. È il frutto di un grande sforzo, non è sicuramente stato facile quadrare divertimento, sicurezza e “cassa”, ma ne è valsa la pena. Stasera ci saranno 3.500 persone ma La Spezia è già abituata ai grandi eventi: abbiamo avuto Baby K con 10.000 presenze e Gabry Ponte con 8.000.» La sua canzone preferita di Morandi? «Difficile da dire, sono cresciuto con le sue canzoni. Ce ne sono alcune più spensierate, altre più significative che possono insegnare tanto a tutti noi, una tra tutte è “Uno su mille”.» 

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