Nel blu profondo delle acque, a cavallo delle onde infinite, emerge la storia dell'eroico sommergibile della Regia Marina italiana, il Sebastiano Veniero II, un vessillo della potenza navale italiana durante la Seconda guerra mondiale. Il suo nome fu scelto in omaggio al Doge di Venezia Sebastiano Venier, organizzatore della campagna navale che sfociò nella battaglia di Lepanto.
lI sommergibile Veniero II era uno degli 11 battelli “oceanici” della classe “MARCELLO”, una classe ben riuscita realizzata dai cantieri CRDA di Monfalcone (9 unità) e dai cantieri OTO di Muggiano (2 unità) negli anni fra il 1937 e il 1939.
La sua nascita ebbe luogo nei cantieri della CRDA a Monfalcone. Varato il 14 febbraio 1938, il Veniero II entrò in servizio il 5 giugno 1938, pronto a scrivere la sua storia nelle acque del mondo.
Il Veniero era un sommergibile di grande crociera, lungo 73 metri, largo 7,2 metri; dislocava 1060 tonnellate in emersione e 1313 tonnellate in immersione. Il suo cuore pulsante era formato da due motori principali Diesel da 3000 HP e due motori secondari Diesel da 1100 HP. Il Veniero era armato con 2 cannoni da 100/47 Mod. 1938, 4 mitragliatrici AA Breda Mod. 31 da 13,2mm e 8 tubi lanciasiluri da 533 mm. Era la casa e il rifugio di 7 ufficiali e 50 sottufficiali, sottocapi e comuni.
Quando l'Italia entrò nella Seconda guerra mondiale nel 1940, il Veniero II venne assegnato al 1° Gruppo Sommergibili (12ª Squadriglia), di base alla Spezia.
Il giorno stesso della dichiarazione di guerra, il 10 giugno 1940, il sommergibile lasciò la base per una missione di agguato a meridione di Cape d'Antibes nel Mediterraneo occidentale.
Il 2 luglio 1940, il Veniero, comandato dal capitano di corvetta Folco Bonamici, lasciò la base navale spezzina ed intraprese l'attraversamento dello stretto di Gibilterra in emersione, come gli era stato ordinato. Ma, avvistando un cacciatorpediniere in navigazione oscurato, si immerse per non essere visto, diventando il primo dei sommergibili italiani a compiere l'attraversamento dello stretto in immersione, impresa difficile sia per la stretta sorveglianza inglese e sia per le difficoltà nautiche dovute alle forti correnti sottomarine, da noi poco conosciute.
Dopo un periodo nel tratto di mare tra le Azzorre e le Canarie, il Veniero fece ritorno alla Spezia il 1º agosto 1940 dove fu sottoposto a lavori di modifica in Arsenale per adattarlo alle condizioni dell'Atlantico.
Nel corso del 1941, il Veniero intraprese varie missioni nel Mare del Nord e nell'Atlantico, dove svolge complessivamente 6 missioni offensive, quindi rientrò nel Mediterraneo.
Il capitolo finale della storia del Veniero fu scritto il 7 giugno 1942. Il sommergibile fu probabilmente affondato da aerei nemici, scomparendo per sempre nelle profondità dell'oceano nelle acque fra le Baleari e la Sardegna.
Il Veniero II, con la sua storia e il suo coraggio, rappresenta un pezzo della storia della Marina Militare italiana. Le sue avventure e le sue missioni parlano della bravura e del sacrificio dell'equipaggio che servì a bordo, rendendo omaggio all'eredità della Marina Militare italiana.
Ma sulla fine di questo sommergibile aleggia un mistero.
Nel 2011 il giornale “La nuova Sardegna” pubblica un articolo, nel quale si parla di una gigantesca massa, lunga 77 metri, rinvenuta in Sardegna nei fondali di Is Arenas; un gruppo di esperti archeo-sommozzatori ritiene si tratti di un sottomarino completamente ricoperto di cemento, ed ipotizzano possa trattarsi proprio del Veniero II.
Qui comincia il mistero: chi ha voluto nascondere sotto una colata di cemento quel relitto che si trova a poche centinaia di metri dalla costa tra la scogliera di Is Benas e la spiaggia di Is Arenas? E soprattutto, perché?
La capitaneria di porto di Oristano all’epoca taglia corto: nei fondali di Is Benas non c'è alcun sottomarino, si tratta di rocce, di una concrezione calcarea con una forma bizzarra.
Ma alcuni subacquei esperti, che hanno ispezionato i fondali, raccontano un’altra storia, e parlano di struttura di metallo, una valvola a stella e alcune fascette di acciaio, e soprattutto di ossa umane.
Il Veniero II sarebbe stato colpito e affondato da un idrovolante alleato PBY Catalina mentre, partito da Cagliari, si dirigeva verso le Baleari; secondo la versione ufficiale, nessun sopravvissuto: tutti morti i 57 uomini dell'equipaggio.
Ed è qui che il mistero si infittisce ulteriormente: si scopre infatti che due marinai del Veniero si sono salvati dal naufragio.
Viene alla luce che uno di loro, Gavino Congiu di Bottidda (deceduto nel 2009), aveva raccontato la sua storia nel 2007 in una videointervista pubblicata sul sito dell'Anmig, l'Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra; ha raccontato che si trovava a bordo del Veniero II nel tragico viaggio verso le Baleari, e che lui e il secondo capo si sono salvati dal naufragio.
E le stranezze non finiscono qui. Il nome di Congiu non compare nella lista degli uomini dell'equipaggio morti nel naufragio del Veniero II. Ma un'onorificenza rilasciata nel 1942 dall’allora comandante in capo della squadra sommergibili certifica che Congiu faceva parte dell'equipaggio del sottomarino scomparso, sul quale era imbarcato come sergente elettricista.
Nella sua intervista, Gavino Congiu dice tre cose molto importanti. La prima è che i sopravvissuti del Veniero II furono due, contraddicendo in modo molto netto la versione ufficiale fornita dalle autorità militari. La seconda è che il sottomarino si trovava vicino alla costa sarda. La terza, infine, è che lui si salvò riuscendo a raggiungere gli scogli, dove fu poi soccorso da alcuni pescatori e successivamente ricoverato a Cagliari.
E allora ci rimane più di un interrogativo: qual è stata la fine di questo glorioso sommergibile? Sono davvero i suoi resti quelli che, sotto uno spesso strato di cemento, si trovano nei pressi della costa sarda? Se quella massa di 77 metri fosse davvero un sommergibile coperto di calcestruzzo, significa che qualcuno ha voluto nascondere un segreto inconfessabile?
E se invece tutto ciò fosse solo suggestione, allora cosa si nasconde lì in fondo al mare?