Si è tenuta questo pomeriggio la seconda edizione del La Spezia Pride, la parata arcobaleno per i diritti e l’autodeterminazione. I partecipanti si sono radunati in piazza Brin dalle 16.30, diverse migliaia di persone che hanno ballato, cantato e marciato a sostegno della comunità LGBTQIA+.
Bambini, famiglie, anziani hanno riempito le strade della città seguendo i carri e occupando con i propri corpi lo spazio, il messaggio? “Siamo qui e vogliamo essere riconosciuti per ciò che siamo,”
In testa al corteo il trenino delle famiglie e delle persone a ridotta capacità motoria ha permesso a chi non avrebbe potuto seguire i carri di essere presente. Il primo carro è stato quello del RAOT con sopra la madrina del Pride spezzino Stephanie Glitter, alla console la presidente dell’associazione Valentina Bianchini e come vocalist Cristian Zinfolino. A seguire il carro ARCI con Lalique Chouette come vocalist e addobbato con vasi di fiori. In terza posizione era presente il camioncino di Cgil con musica anni ‘90 e Davide Bertacchini come vocalist.
Anche Non Una di Meno è scesa in strada per dare man forte a coloro che la società esclude con un carro sul fuxia e all’insegna della techno pop gender fluid.
Per garantire la massima inclusione ha chiuso la sfilata Silent Car, un’area con musica bassa e una zona più tranquilla per garantire la partecipazione a persone con animali o persone sensibili a musica, rumori e folla. I volontari dello staff hanno contribuito a mantenere la sicurezza, rendendo la manifestazione un luogo sicuro per i partecipanti.
Una sfilata pacifica piena di musica e colori, ma che racchiude in sè la lotta e la volontà di veder riconosciuti i propri diritti. Ma perché si canta e si balla per protesta? A spiegarlo è l’attivista e drag king Isabella Borrelli che ha ripercorso la storia del movimento partendo dai moti di Stonewall. I movimenti del 1969 portarono a scontri violenti in cui la polizia statunitense si accanì sui presenti picchiandoli. Fu un periodo travagliato per la comunità LGBTQIA+ che si ritrovava nei cosiddetti gaybar dove avvenivano incursioni all’insegna della violenza.
“Sapete perché balliamo e cantiamo durante i pride?” - Chiede Isabella Borrelli – perché le drag queen per dare coraggio ai manifestanti mentre venivano colpiti con i manganelli dalla polizia continuarono a cantare e ballare, con le loro pezze e i loro lustrini, cantavano e ballavano perché il coraggio non venisse meno e da quel momento abbiamo capito che la rivoluzione si può fare anche a passi di danza. Questa non è una carnevalata, questo il nostro modo per non piegarci. Quando si balla si può cadere, ma noi ci rialzeremo e avanzeremo.”
Durante il corteo ha preso la parola anche Cathy La Torre, avvocato e attivista molto seguita sui social conosciuta come avvocathy che ha sottolineato quanto il clima attuale in Italia tenda a far percepire ancora di più il peso di far parte della comunità LGBTQIA+, così come la strada ancora lunga per l'ottenimento di diritti civili pari a quelli delle persone che non fanno parte della comunità.
Perché usare il termine Pride? Perché significa orgoglio, la fierezza di poter far vedere ciò che si è senza più la paura e la voglia di nascondersi. L’Italia, come viene sostenuto durante gli interventi, è tra i paesi europei con un più alto tasso di transicidi e femminicidi, segnale di una cultura che fa fatica ad accettare non solo la parità di genere, ma anche tutti coloro che non si identificano nel binarismo di genere e nel ruolo che viene attribuito al genere femminile e maschile. Un’educazione sesso-affettiva nelle scuole: questa una delle richieste degli attivisti, per far sì che le nuove generazioni imparino l’inclusione e la gentilezza, unite all’empatia e alla cultura del consenso di cui troppo spesso ci dimentichiamo.